di Andrea Monti – Agendadigitale.eu del 29 settembre 2017
Il WWW Consortium (W3C) è (supersemplificando) l’organismo che detta gli standard per il funzionamento dei siti web. HTML5 è l’insieme delle speciche della nuova versione del HTML, il sistema di formattazione (prima) e di gestione avanzata (da qualche tempo) delle pagine web siano esse statiche (cioè viventi di vita propria) o dinamiche (cioè generate da interrogazioni a database). DRM è il Digital Right Management, un insieme di tecnologie per il controllo dei contenuti diffusi (anche) online e, in definitiva, del comportamento degli utenti.
Qual’è la relazione fra questi tre “oggetti” e perchè ce ne stiamo occupando?
Risposta breve: il W3C ha deciso che HTML5 conterrà nativamente i DRM, consentendo ai titolari dei diritti di proteggere più efficacemente i loro contenuti, al prezzo di una maggiore invasività nella vita degli utenti.
Risposta lunga: i DRM sono da sempre al centro di polemiche roventi perchè tutelano unilateralmente i proprietari dei diritti di sfruttamento economico delle opere creative (non sempre, quasi mai, gli autori) a danno dei diritti degli utenti sia in termini di utilizzo del prodotto (impossibilità di fare copie di riserva, per esempio), sia in termini di sicurezza (introduzione, anche occulta, di software che creano problemi di funzionamento), sia in termini di privacy e trattamento dei dati personali (controllo sistematico e generalizzato sul comportamento del fruitore dell’opera).
Inserirli come standard in HTML 5 senza preoccuparsi di garantire i diritti degli utenti (o mettendo i titolari dei diritti nelle condizioni di fare ciò che vogliono) è un’applicazione distorta e pericolosa del diritto d’autore.
Personalmente, sono sempre stato convinto che sia sbagliata l’equazione “disponibile online=gratis”. Non c’è alcuna ragione per la quale il diritto (d’autore) altrui debba essere espropriato in nome di non si sa cosa – se non di una chiara volontà di usare senza pagare. Mi resta quindi complicato capire le ragioni di chi sostiene il “libero per tutti ” con la “roba” altrui.
Per questa ragione cerco di evitare di utilizzare contenuti proprietari e, quando non posso farne a meno, ne acquisto i diritti di utilizzo.
Sempre più spesso, però, anche un comportamento “osservante” di leggi e regolamenti è punito dai titolari dei diritti con azioni e strategie commeciali semplicemente inaccettabili .
Il problema della standardizzazione dei DRM in HTML 5, dunque, non è nel principio (ripeto, il diritto d’autore, in quanto “diritto”, va tutelato) ma nella sua declinazione concreta, dagli effetti più che prevedibili: aumento delle minacce agli Internet Service Provider per la rimozione indiscriminata dei contenuti prima ancora che un giudice si sia pronunciato, peggiore interazione fra utenti e servizi, blocco remoto dell’accesso ai contenuti in caso di contestazioni contrattuali, potenziali violazioni della sfera privata dell’individuo…
Spero vivamente di sbagliarmi e che questo scenario apocalittico sia soltanto un esercizio di fanta-tecnodiritto. Ma la storia recente e i segnali del presente non lasciano presagire un futuro prossimo tanto diverso.
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