di Andrea Monti – PC Professionale n. 106
Nonostante l’esistenza di svariati sistemi di pagamento, dal tradizionale contrassegno, al bonifico, al vaglia postale per arrivare fino alle varie forme di e-cash, la carta di credito rimane lo strumento più rapido e diffuso per acquistare qualcosa sia on line sia in canali tradizionali, anche se con qualche controindicazione.
Al di la’ delle (teoricamente possibili ma in concreto ben difficilmente realizzabili e mai dimostrate) intercettazioni abusive dell’invio del numero di carta ci sono delle situazioni nelle quali oggettivamente l’utente potrebbe trovarsi suo malgrado a dover pagare per beni non acquistati ma che risultano da lui ordinati. O potrebbe trovarsi in una situazione di incertezza sull’esito della transazione, come per esempio, nel caso in cui la connessione con il merchant dovesse venire meno proprio nel momento in cui la si sta portando a termine. Come si può essere sicuri che l’ordine non verrà processato anche se non avete avuto la possibilità di scaricare quel certo software o quel file MP3? Come cautelarsi per evitare brutte sorprese con l’arrivo dell’estratto conto?
Non si tratta di ipotesi scolastiche ma di eventi concreti che hanno visto protagonista in un caso uno sfortunato titolare di carta di credito che prelevando delle somme da un ATM si è visto restituire la carta, lo scontrino con la dicitura transazione eseguita, ma non la cosa più importante, cioè i soldi. In un altro caso un utente che voleva acquistare un software on line, dopo aver fornito il proprio numero di carta si è visto rifiutare la transazione senza però ricevere alcuna assicurazione sul fatto che il venditore non gli avrebbe richiesto alcunché.
Quando il bancomat è in vacanza
Al verificarsi di situazioni del genere non è facile capire quale sia il comportamento più efficace da tenere, ma in ogni caso bisogna segnalare il più in fretta possibile il fatto al gestore della carta. Se la banca è aperta (ipotesi del “prelievo fantasma”) bisogna entrare immediatamente esibendo lo scontrino e chiedendo che venga aperta la cassaforte dell’ATM (di solito sono regolate da aperture a tempo) ed effettuato un riscontro fra il contante effettivamente presente e quello che risulta dalla calcolatrice interna della macchina, Se siete fortunati e il problema derivava dal blocco dell’erogatore – in pratica, se le banconote sono ancora fisicamente presenti all’interno dell’ATM – avete la possibilità di farvele restituire seduta stante, riempiendo un modulo prestampato che di solito le banche hanno predisposto per casi del genere.
Se non è possibile ottenere immediatamente la restituzione delle somme allora dovete mettere per iscritto luogo data, ora e importo dell’operazione, numero di carta, generalità e far firmare per ricevuta questa dichiarazione al funzionario (che non può rifiutarsi di farlo – nel caso accadesse, è opportuno rivolgersi alle forze di polizia). Se il fatto si verifica in orario di chiusura della banca e del servizio clienti di chi emette la carta le cose si mettono male perché non c’è nessun modo di provare che in effetti le banconote non sono state erogate (se sono rimaste dentro l’ATM poco male, ma se qualche ignaro passante le dovesse vedere uscire dall’erogatore dopo che ve ne siete andati…). In questa evenienza l’unica cosa da fare è chiamare il numero per bloccare la carta, attivo 24 ore su 24, spiegare la situazione e annotarsi l’ora della chiamata e le generalità dell’operatore. In questo modo – con tutti i limiti di una soluzione del genere – nessuno potrà dire di ignorare il vostro caso o che non siete stati tempestivi nel segnalare la cosa (per inciso, cosa ci vorrebbe ad aggiungere sugli ATM un pulsante di allarme per casi del genere?)
Acquisti on line finiti male
Nel caso di un acquisto on line non andato a buon fine (vuoi perché cade la connessione, vuoi per mille altri motivi) è buona norma prendere i dati del merchant ed inviargli (almeno) un fax con la richiesta di confermare che all’ordine non verrà dato seguito e inviare una comunicazione al gestore della carta, chiedendogli di non effettuare operazioni relative a quel certo merchant. Anche in questo caso, se il fatto si è verificato di domenica o in orari nei quali non è attiva l’assistenza clienti, l’unica soluzione è chiamare il numero degli smarrimenti e furti, farsi dare un numero di fax e spedire immediatamente la comunicazione. E qui casca l’asino.
In realtà tutto questo ha un valore molto limitato, perché i contratti per l’emissione della carta di credito costruiscono attorno all’emittente una vera e propria blindatura che ben difficilmente viene aggirata in favore degli utenti. Sempre per via del contratto in questione, le banche sono costrette a pagare senza entrare nel merito dei rapporti fra cliente e merchant, per cui il povero consumatore deve mettersi l’anima in pace e predisporsi ad una lunga tribolazione.
Un aspetto interessante di tutta questa vicenda sta nel fatto che l’uso della carta richiede necessariamente che il venditore si accerti dell’identità di chi vuol pagare con questo strumento (ci sono infatti sentenze penali che hanno condannato esercenti colpevoli di non avere identificato il cliente) e che ci sia la firma sullo scontrino, per cui in assenza di questi requisiti il pagamento risulterebbe contestabile.
Continuando su questa strada, si potrebbe arrivare ad ipotizzare che l’intero sistema dei pagamenti on-line tramite carta sia in realtà privo di valore e che chi se ne serve lo fa a proprio rischio e pericolo.
Come dire… dopo il danno, anche la beffa.
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