di Andrea Monti – PC Professionale n. 145
Secondo Sco, Linux deve i suoi risultati alla cannibalizzazione di Unix incoraggiata da IBM che negli anni avrebbe investito a vantaggio delle proprie applicazioni su Linux
Unix nuovamente alla sbarra. Dopo la celeberrima azione promossa negli anni ’80 da AT&T contro lo Unix dell’università di Berkelee, reo di “ospitare” codice proprietario appartenente alla compagnia telefonica e che culminò nella riscrittura totale del sistema operativo rendendolo pienamente libero, ora è la volta di Sco di agire – molto discutibilmente – per “proteggere” il proprio gioiello.
Lo scorso 7 marzo 2003, infatti,Sco (che nel frattempo ha acquisito i diritti sullo Unix di AT&T) ha lanciato un’azione giudiziaria contro IBM per indebita appropriazione di segreto commerciale, concorrenza sleale e violazione di contratto davanti al third judicial district della contea di Salt Lake nello Stato dello Utah. La materia del contendere starebbe, secondo Sco, nel fatto che IBM (pur esssendo licenziataria del sistema operativo ora proprietà di Sco), avrebbe deliberatamente operato in modo da ridurre il valore di Sco Unix a vantaggio delle proprie applicazioni basate su Linux.
Anche se la “lettura delle carte” (qui www.sco.com/scosource /ScoFileScomplaintAgainstIBM.html il testo del documento) lascia intendere tutt’altro. Sebbene infatti Sco dichiari nell’atto presentato al giudice che questa causa non riguarda la “lotta eterna” fra open source e software proprietario né il diritto di IBM di sviluppare attività open source, le cose sembrano stare proprio in questo modo. Linux – frutto per Sco dello sforzo hobbistico di uno studente diciannovenne – è paragonato a una bicicletta mentre Sco Unix equivarrebbe a un’automobile di lusso. E se non fosse per l’intervento di IBM, non sarebbe stato mai possibile per Linux raggiungere quei livelli qualitativi che lo rendono utilizzabile in ambito aziendale e professionale.
In particolare, scrive Sco, i risultati raggiunti da Linux non sarebbero mai giunti senza un elevato livello di coordinamento nella progettazione, l’accesso a costose e sofisticate apparecchiature di test, l’accesso al codice Unix, ai metodi e ai relativi concetti, l’esperienza Unix nella progettazione delle architetture e un consistente investimento economico. In breve, Linux deve i propri risultati alla “cannibalizzazione” di Unix incoraggiata da IBM. Sarà interessante vedere come va a finire perché molte delle affermazioni di Sco sono quantomeno discutibili e smentite dai fatti.
In primo luogo perché oltre allo Unix proprietario ne è sempre esistito uno aperto (BSD). Era ed è dunque possibile accedere al codice sorgente, studiare architetture e quant’altro senza violare alcun diritto di proprietà intellettuale. In secondo luogo, il modello di sviluppo dell’open source(vedi E.Raymond, The cathedral and the bazaar http://www.catb.org/~esr/writings/cathedral-bazaar/) ha consentito quello che a Sco sembra impossibile: coordinare migliaia di persone in un progetto comune senza disporre di risorse centralizzate. In terzo luogo, lo sviluppo di Linux si basa su un numero di programmatori talmente elevato che forse nessuna azienda potrebbe permettersi di assumerli tutti.
Infine, Linux ha raggiunto stabilità e qualità prima dell’arrivo di IBM. Quindi, semmai, non è IBM che ha supportato Linux ma il contrario. Al momento non è dato di sapere se la causa andrà avanti (e per quanto tempo) o se verrà stipulata una transazione. L’unica cosa certa è che ha perso lo sviluppo dell’IT.
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