PC Professionale n. 213 – dicembre 2008
La domanda è solo apparentemente “ingenua” perchè questo tipo di servizi è pubblicizzato in modo alquanto ambiguo e non si capisce se sia una lotteria, un gioco di abilità o qualche altra cosa. La risposta è fondamentale, perchè a seconda della qualificazione giuridica delle aste al ribasso si potrebbe configurare la violazione della normativa sui giochi e sulle scommesse (con relative sanzioni penali) oppure, ad esempio, il mancato rispetto della normativa sul commercio elettronico e sulla tutela del consumatore.
In prima battuta sembrerebbe che l’asta al ribasso sia un incrocio fra una lotteria pura e semplice (come le estrazioni del lotto, per capirci) e un tradizionale sistema di aste online: se così fosse, saremmo di fronte probabilmente a una vera e propria babele giuridica. Ma, come ha dimostrato lo studio di Andrea Gallice, ricercatore all’Università di Siena citato in questo reportage, la realtà è molto più semplice. Le aste al ribasso rappresentano – cito testualmente – “un meccanismo di vendita molto furbo” che è vantaggioso per il venditore (gestore del sito di aste) solo se gli acquirenti (“scommettitori”) sono sufficientemente miopi.
La prima conclusione che si può trarre dall’analisi matematica del funzionamento del servizio, è che siamo di fronte a un vero e proprio sito di e-commerce la cui peculiarità è la determinazione dinamica dello sconto applicato sul prezzo di mercato del bene. In altri termini, è come se più persone si disputassero l’ultimo paio di scarpe rimasto, dichiarando quanto (poco) intendono pagarlo. Messa in questi termini dunque, il regime giuridico delle aste al ribasso è quello stabilito dal DLGV 70/2003 che recepisce la direttiva europea 31/2000 sul commercio elettronico e dal Codice del consumo (per quanto riguarda la tutela del consumatore). Niente di nuovo sotto il sole, dunque, in termini di legge applicabile; ma non è impossibile immaginare che, in concreto, se il venditore non si comporta bene, sia abbastanza complesso esercitare i diritti garantiti dalla legge.
Un discorso a parte merita il modo in cui viene pubblicizzato questo sistema di vendita che, invece, presenta molti aspetti quantomeno discutibili.
I banner pubblicitari che impazzano per la rete, infatti, dicono soltanto qual è il prezzo unitario minimo al quale è stato venduto un certo bene, ma non dicono quante puntate sono state comprate per ottenere questo risultato. In pratica: posso anche avere vinto una consolle per videogiochi con una puntata di un Euro e mezzo, ma il “diritto” di puntare (basato sul principio “una puntata, due Euro”) potrebbe essermi costato di più perchè pur di vincere, magari ho comprato un pacchetto di cinquanta puntate per poter aumentare la probabilità di formulare l’offerta vincente. Dunque, anche se la consolle mi è stata venduta per un Euro e mezzo, in realtà mi è costata molto di più.
Inoltre, nascondere la reale natura giuridica di questo servizio induce nelle persone la convinzione di essere di fronte a una specie di lotteria, non rendendo gli acquirenti realmente consapevoli dei loro diritti.
Infine, la trasparenza del servizio è un requisito essenziale sia in termini di regolarità del contratto fra venditore e acquirente, sia dal punto di vista penale. In termini civilistici, innanzi tutto, un primo anche se non certo sufficiente indice di trasparenza è l’identificabilità del venditore, che consente all’acquirente di sapere con chi ha a che fare. Dal punto di vista penale, la trasparenza è fondamentale perchè è un modo per evitare di essere denunciati (quantomeno) per truffa se non, addirittura, per riciclaggio (reato molto grave, specie se associato a fatti di criminalità organizzata o mafiosa). E’ chiaro, infatti, che l’intero sistema delle aste al ribasso si regge sul presupposto che il venditore gestisca in buona fede le transazioni relative alle offerte di acquisto. Ciò significa, per esempio, marcare temporalmente i log relativi alle “puntate” e rendere concretamente disponibile, dopo l’assegnazione dell’oggetto venduto, la documentazione dell’andamento delle offerte (magari affidandosi a un garante indipendente che verifichi la regolarità del tutto).
La risposta alla domanda “sono legali le aste al ribasso” è, dunque, “si, ma non sempre”.
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