di Andrea Monti – PC Professionale n. 92
Qualche anno fa, quando l’internet era veramente una cosa per pochi intimi, ragionavo insieme ad un provider per capire quali potessero essere i modi più efficaci per fare soldi con il “nuovo” mezzo. Da quel brainstorming vennero fuori – come sempre succede – molte stupidaggini ma anche delle idee interessanti come quella di offrire un servizio di posta elettronica certificata (integrità del contenuto, data di spedizione, data di arrivo, generalità di mittente e destinatario).
Le applicazioni pratiche di questa idea sono evidenti: conclusione di contratti, scambio di documenti personali e professionali, invio di proposte commerciali… insomma, l’uovo di colombo per consentire un vero e proprio salto di qualità nell’utilizzo della Rete.
Non se ne fece nulla e la cosa cadde nel dimenticatoio senonchè, di recente, curiosando sulla pubblicità di alcune newsletter giuridiche americane, mi sono imbattuto in NetEnvelope, un servizio offerto dalla Netvoyage (http://www.netvoyage.com) una società americana con base nello stato dello Utah.
Di cosa si tratta?
L’idea è semplice: pubblicare su una directory sicura (cioè ad accesso riservato) i propri documenti in formato word o wordperfect, indicare quali sono i soggetti che hanno i diritti di accesso a quel file, e poi cominciare a lavorare, con il servizio che tiene traccia di ora, data e utente che accede.
Tramite sessioni criptate (che dovrebbero garantire la sicurezza delle trasmissioni) è possibile dunque condividere documenti e messaggi con altri soggetti che utilizzano lo stesso servizio; è inoltre possibile raggiungere lo stesso obiettivo anche utilizzando i normali client di posta elettronica.
Per utilizzare il servizio è necessario registrarsi, non prima di avere letto un dettagliato contratto che viene accettato cliccando – come avviene nelle licenze d’uso dei programmi – sul tasto agree.
Fra le clausole rilevanti, ci sono quelle che vietano all’utente di usare il servizio per veicolare materiale illecito, con particolare riferimeno alle opere tutelate dal diritto d’autore, e quella che prevede la sospensione del servizio decorsi 90 giorni dall’utlimo utilizzo.
Veniamo agli aspetti pratici: quanto costa il giocattolino? Per il momento nulla, sì, avete capito bene, NetEnvelop è totalmente gratis.
Ma allora dov’è il trucco?
Risposta: niente trucco, o meglio, se il provider mantiene ciò che promette non sembrano esserci controindicazioni, ma il cardine è proprio questo, decidere di fidarsi di quello che c’è scritto su una pagina web.
Teoricamente potremmo essere di fronte ad una delle tante frodi che vengono commesse tramite la rete, o ad una struttura che pratica lo spionaggio industriale su larga scale e chissà cos’altro.
Come la mettiamo?
Non c’è una risposta chiara o univoca a questa domanda, certo è che servizi del genere andrebero presi con le molle a meno che non ci siano segnali di affidabilità, come ad esempio l’essere reclamizzati da strutture degne di fede. In concreto: se la libreria online dalla quale ho acquistato decine di libri senza mai avere un problema, mi segnala tramite un banner o un link l’esistenza di un certo servizio, sono portato a pensare che anche in questo caso potrei stare tranquillo, perché se qualcosa va storto, chi ha veicolato la pubblicità non solo perde il cliente ma verrà sbugiardato urbi et orbi.
Ancora una volta dunque si evidenzia la centralità del concetto di “reputazione” come strumento di e-business. Probabilmente invece di preoccuparsi di click-trough, hits etc. etc. come strumento per promuovere le aziende, sarebbe opportuno riflettere su quanto è importante crearsi un “giro” di contatti con strutture già note e affidabili (ma questo riguarda i guru del marketing e io non voglio assolutamente invadere territori che non mi spettano).
Torniamo a noi, dal punto di vista strettamente giuridico i potenziali problemi derivanti dall’utilizzo di un servizio come NetEnvelop sono abbastanza intuitivi: chi mi garantisce che il provider non mi giochi un brutto scherzo? Trattandosi di un servizio fruibile anche all’esterno degli Stati Uniti e che potrebbe veicolare anche informazioni molto delicate, posso fidarmi della crittografia intrinsecamente più debole che deve essere utilizzata per non violare le leggi sull’esportazione di prodotti crittografici (posto che questo servizio possa rientrare nella categoria)?
E’ evidente che il gioco delle responsabilità richiede delle regole chiare ma soprattutto dichiarate prima di cominciare la partita, regole che non devono essere cambiate in corso d’opera o per via di interpretazioni “fantasiose” di questo o quell’operatore del mondo giudiziario.
E’ infatti questo l’assenza di questo tipo di certezza – che in Italia manca pressocchè totalmente – a frenare lo sviluppo di intelligenti servizi Internet-based. Attenzione, questo non significa assolutamente invocare nuove leggi, tutt’altro, significa invece esigere – e lo ripeto, esigere – che l’attuale corpo normativo di settore venga profondamente riorganizzato e reso coerente soprattuto con un principio di ragionevolezza
Certo è che fino a quando continueremo ad intrattenerci piacevolmente sul “pagamento virtuale”, sulla “prigione elettronica” e sui mostri digitali non vedo molte possibilità di successo.
Resta l’amaro in bocca, per avere visto l’ennesima Minerva partorita dalla testa di un Giove romano e costretta ad emigrare nella terra del Grande Spirito.
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