Riccardo Luna su Repubblica si associa al coro dei critici della proposta di imporre la carta di identità per accedere a piattaorme di social networking bollandola come “sensa senso” e invocando l’anonimato per proteggersi dai “regimi oppressivi”.
E’ la solita, ultraventennale, semplificazione sull’arogomento, già vecchia agli albori della rete, e ampiamente superata dal concetto di “anonimato protetto” teorizzato anche da Stefano Rodotà – non certo in odore di “tirannia” – e che è il compromesso accettabile fra tutela della privacy e responsabilità giuridica.
E’ sicuramente sbagliato chiedere la carta di identità perchè ci sono sistemi più efficienti per riconoscere un soggetto – come lo SPID – per esempio, ma il principio rimane: e non lo stabilisce il politico di turno, ma l’art. 27 comma I della Costituzione: la responsabilità penale è personale.
Dopodichè, anche Luna condivide la richiesta avanzata dalla senatrice Segre di “TSO per gli hater”. Non usano espressamente la parola “trattamento sanitario obbligatorio” nè il suo acronimo, ma ricorrono a un termine ancora più violento: “curare”.
Pretendere di “Curare” qualcuno per come è o per quello che pensa è una cosa atroce.
Alan Turing venne “curato” dal governo inglese – e indotto al suicidio – per la sua omosessualità. Aleksandr Solzhenitsyn venne internato nei gulag (i campi di rieducazione) per il suo pensiero dissidente rispetto all’ortodossiona marxista-leninista. E anche la deradicalizzazione imposta tramite la manipolazione psicologica – di cui si inizia timidamente a parlare – appartiene allo stesso modo di pensare. Quello che vuole la “normalizzazione coatta” rispetto a un concetto di “giusto” che, in una democrazia occidentale, nessuno Stato può permettersi di invocare.
In una democrazia, senatrice Segre e Riccardo Luna, si curano solo i malati.
Chi commette un reato ha il diritto di farlo, ma il dovere di subire la sanzione tramite la pena che, come prevede la Costituzione, non deve solo esercitare il potere esclusivo dello Stato di esercitare la vendetta per conto dei consociati, ma anche e soprattutto il dovere di recuperare il reo e inserirlo nuovamente nel contesto sociale.
Tutto il resto, come conclude Riccardo Luna nel suo articolo, è fuffa. Anzi, no, è ignoranza di come funzionano la Costituzione e il Codice penale.
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