Benvenuti a un’altra puntata de “I professionisti dell’informazione”.
Massimo Giannini, giornalista di Repubblica, commenta in un video l’attentato di Stoccolma.
Nella foga di sollecitare commozione fra i suoi spettatori, Giannini usa metafore improprie, commette errori di pronuncia e fornisce informazioni fattualmente sbagliate, offuscando la sostanza della sua (discutibile) interpretazione dei fatti.
Al minuto 1,17 circa, riferendosi al camion utilizzato dai terroristi, parla di “orco di lamiera”, come se un normale oggetto della nostra vita quotidiana potesse avere una qualche soggettività e dunque essere una sorta di “transformer” dotato di vita propria. Quella di Giannini è una metafora sbagliata e fuorviante perché sposta l’attenzione dai comportamenti delle persone (consapevoli e dunque colpevoli) a delle semplici “cose”, inanimate e dunque né orco nè angelo. E si inserisce nel diffuso filone che porta ad attribuire agli oggetti uno status di quasi-persona, come nel caso della bufala dell’intelligenza artificiale.
Al minuto 2.54, nel tentativo di creare un legame geopolitico tra l’attentato in Svezia e il lancio di missili ordinato dal presidente Trump contro installazioni siriane, Giannini dice testualmente:
ha mandato i suoi jet a bombardare le postazioni di Assad
Peccato che i Tomahawk siano missili balistici fatti per essere lanciati da navi e sottomarini (basta cercare su Wikipedia, non serve accedere in esclusiva mondiale alle informazioni di Wikileaks) e non da aerei da caccia.
E già che ci siamo, il nome corretto dei missili statunitensi è “TOMAHAWK” e non TOM HAWK come invece li chiama Giannini al minuto 4,33 del video. Anche in questo, caso, sarebbe bastato aver letto qualche avventura di Tex Willer per sapere che TOMAHAWK è “l’arma da fianco” dei nativi americani.
Alla fin fine, però, ci si potrebbe domandare quale sia lo scopo di questo esercizio critico. Che differenza fa se un missile si chiama Tom Hawk o Tom Mix, se viene lanciato da un sottomarino o da una catapulta, o se un camion sia o meno parente della strega di Hansel e Gretel? L’importante è la sostanza del messaggio che Giannini intende lanciare con il suo video!
Ma proprio per questo, per sostenere l’efficacia del messaggio, è necessario essere rigorosi. Diversamente, chi ascolta potrebbe legittimamente pensare che all’imprecisione delle informazioni corrisponda l’inaffidabilità della tesi che viene presentata.
Questo è ciò che accade quando si usa una tecnica retorica – peraltro abbastanza diffusa fra i giornalisti italiani – che si basa sul “tell” piuttosto che sullo “show”.
Stigmatizzata da Steven Pinker nel suo The Sense of Style , questa tecnica punta più sulla componente emotiva che su quella fattuale, privando il lettore di elementi informativi sui quali costruire una propria opinione.
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