A promuovere la causa, un’associazione animalista che pretendeva il riconoscimento dell’esistenza di un atto creativo dell’animale.
Questo tentativo e’ l’ennesima variazione (estremizzata) sul tema del “dirittismo”, cioe’ della separazione fra “diritto”, “dovere” e “responsabilità”.
In tanto possiamo vantare dei diritti, in quanto possiamo assumerci la responsabilità nell’adempimento (o inadempimento) di un dovere.
Senza responsabilità – e dovere – non si ha, passatemi il gioco di parole, diritto ai diritti. E dunque, con buona pace della PETA, il buon macaco di “diritti” non può averne.
Il tema non riguarda solo il macaco fotografo ma – come accade nel caso degli illeciti compiuti anche online da minori – anche la deresponsabilizzazione dei genitori (e’ colpa di internet) fomentata da politicanti e “opinionisti”. Che trovano piu’ semplice scaricare fantomatiche colpe su “algoritmi”, “intelligenza artificiale” e via discorrendo, piuttosto che applicare, semplicemente, l’articolo 27 della Costituzione: la responsabilità penale è personale…
Possibly Related Posts:
- Chi ci protegge dal dossieraggio tecnologico?
- Webscraping e Dataset AI: se il fine è di interesse pubblico non c’è violazione di copyright
- Perché Apple ha ritirato la causa contro la società israeliana dietro lo spyware Pegasus?
- Le sanzioni UE ad Apple e Google aprono un altro fronte nella guerra contro Big Tech (e incrinano quello interno)
- La rottura tra Stati e big tech non è mai stata così forte