di Andrea Monti – PC Professionale n. 97
Bollette alla ribalta: il 1999 si è aperto con l’ affaire TIM-OMNITEL (aumenti stratosferici delle tariffe per le chiamate da telefono fisso a rete cellulare, per fortuna scongiurati dall’intervento delle Istituzioni comunque in colpevole ritardo). Se Atene piange, Sparta non ride:il caro-telefono infatti riguarda non solo gli utenti “normali” ma anche quelli telematici.
Da che esistono i modem, quello delle tariffe telefoniche è uno degli argomenti che toccano maggiormente il cuore (o dovrei dire il portafogli) degli utenti. Già ai tempi di Fidonet se ne parlava un po’ovunque, ma come è facile immaginare l’avvento della Rete ha portato ancora di più allo scoperto un nervo già molto sensibile e dunque nel corso degli ultimi tempi sono fiorite svariate iniziative più o meno di facciata – culminate nel 1997 addirittura in una raccolta di firme consegnata al Minsitro dell Comunicazioni – dirette a provocare l’abolizione della famigerata Tariffa Urbana a Tempo, responsabile – secondo alcuni – di essere un potente freno dello sviluppo della Rete.
Intendiamoci: credo che nessuno possa dubitare dell’opportunità di promuovere leggi che agevolino il settore dell’information technology, ma questo non significa sposare acriticamente ogni iniziativa che si traduce in minori costi per gli utenti. In primo luogo perché bisogna vedere se effetivamente gli incentivi sono tali, e poi perché non è detto che la crescita dell’internet passa esclusivamente per una riduzione degli esborsi per le bollette.
Il discorso sarebbe molto complesso e dovrebbe estendersi – ad esempio – anche alla balzana idea della “rottamazione” dei “vecchi” computer (ancora perfettamente in grado di garantire una navigazione più che accettabile) o al modo in cui l’Unione Europea – gettando definitivamente la maschera – considera la Rete (vedi più diffusamente l’articolo di Francesco Landolfi su www.linuxvalley.com/lvj/archivio/lvj9804/landolfi.html), ma per il momento occupiamoci soltanto di bollette.
L’argomento è noto: i costi telefonici sono fra i più alti a livello internazionale e non hanno alcuna giustificazione se non sotto il profilo della produzione di un maggior utile per la compagnia telefonica. Ridurre la TUT sighificherebbe consentire maggiore fruibilità della Rete.
Per quanto suggestive, ritengo che tesi del genere non aiutino l’internet, anzi, al contrario, potrebbero causarle gravi danni per i motivi che espongo sinteticamente:abolire la TUT implica necessariamente un aumento del carico di banda (gli utenti cominceranno a restare collegati molto, molto più a lungo) e del numero di collegamenti simultanei ai vari Pop. Tradotto, questo vuol dire due cose: linee occupate e prestazioni di scarsa qualità, a meno che i provider non aumentino la banda, attivino più linee in entrata sostenendo maggiori costi di esercizio. Ma questa soluzione non può che provocare un’impennata dei costi degli abbonamenti o una regressione della qualità dei servizi offerti agli utenti. In altri termini: abolire la TUT significa avere abbonamenti costosi oppure servizi inesistenti (maggiori informazioni sui siti dell’Associazione Italiana Internet Provider – http://www.aiip.it e di ALCEI http://www.alcei.it)
La campagna No TUT è frutto di un equivoco culturale recepito addirittura in alcune proposte di legge: agevolare l’utilizzo prolungato dei servizi Internet, sul presupposto che più tempo uno rimane collegato e meglio usa la Rete.
Non mi sembra un ragionamento valido. Credo invece che sia essenziale diffondere la conoscenza di usi intelligenti e corretti della rete, evitando di generare inutile carico di banda, incoraggiando gli utenti a lavorare off-line quanto più possibile e a scegliere soluzioni tecniche che non producano ingombri esagerati. Vanno evitati, perciò, incentivi che favoriscano la cattiva abitudine di restare collegati per ore quando ciò non è necessario e penalizzino chi, lavorando in prevalenza offline, fa collegamenti brevi e frequenti.
Per concludere: l’incentivazione in sé è e rimane un valido strumento per favorire lo sviluppo della Rete, ma deve trattarsi di incentivazione vera – che non si traduca cioè in aumento di costi indiretti o invisibili – e soprattutto diretta verso chi ne trae effettivamente un vantaggio. Su questo ultimo punto vorrei spendere ancora qualche parola:più passa il tempo più l’esperienza dimostra che nel mondo Internet più che altrove utenti e fornitori sono legati allo stesso destino, ciascuno ha bisogno dell’altro per continuare ad esistere. Pensare in termini di contrapposizione fra le due categorie rischia di essere una scelta miope e controproducente.
Alcuni (pochi) lo hanno già capito, altri continuano a pensare solo ai (magri) utili o al bilancio familiare…
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