di Andrea Monti – PC Professionale n. 77
L’avvento della scorsa estate digitale è stato celebrato da un fatto tanto grave quanto passato – come tutto ciò che di importante riguarda la Rete – inosservato.
Il gestore di un sito ha ricevuto dai legali della Casa editrice musicale Nuova Carisch S.p.a.-Warner Chappel una diffida perché avrebbe ospitato spartiti e/o testi di canzoni sulle quali le aziende suddette vantano i diritti d’autore. In realtà non si trattava altro che dell’ennesima newsgroup veicolata automaticamente non solo sul server dell’ignaro provider ma anche su quelli di migliaia di altri operatori sparsi un po’ dovunque. Accortisi tuttavia del fatto che in realtà si trattava di un gruppo di USENET, l’obiettivo è diventato allora quello di chiederne la cancellazione su tutti i computer italiani (sic!)
Sulla questione sono stati registrati solo due interventi: quello del Gruppo Coordinamento NEWS-IT, che ha diffuso un appassionato comunicato stampa nel quale riportava i termini della questione nelle sedi prorpie e una dura presa di posizione contro le richieste degli editori musicali a firma di ALCEI-Electronic Frontier Italia… (praticamente) tutti gli altri alfieri di Internet hanno pensato bene di lasciare i propri destrieri nelle scuderie!
Polemiche a parte, vediamo quali sono i termini della questione che va affrontata su un piano più generale: quello dell’individuazione del responsabile di un determinato atto (aggiungo: a prescindere dalla Rete).
Ammettiamo che il presunto scambio di spartiti invece che con Internet fosse stato realizzato tramite il tradizionalissimo servizio postale… cosa avrebbero fatti i titolari dei diritti violati? Sicuramente non si sarebbero rivolti al postino intimandogli di non recapitare le lettere! Questo è esattamente ciò che è accaduto nel caso che ci riguarda, invece di rivolgersi ai presunti responsabili della violazione si è preferito invocare la chiusura del gruppo di discussione.
Questo atteggiamento non è francamente condivisibile.
In quella lista avrebbero potuto tranquillamente girare messaggi del tipo:”ragazzi, la Carisch ha titato fuori l’ultimo songbook dei Nirvana… compratelo perché è fatto molto bene!”… non si capisce perché questo utente – e molti altri come lui – devano subire questa ingiusta limitazione del diritto di ricevere quei messaggi.
Se siamo tutti d’accordo sul fatto che si risponde solo del fatto proprio che c’entra la lista e cosa c’entra chi gestisce il news-server che muove automaticamente – e sottolineo automaticamente – giga di dati?
Questa vicenda ha però un merito indiscutibile: trattandosi di “volgari” questioni economiche – argomenti che non infiammano certo le coscienze – è possibile riflettere senza tema di essere accusati di “altro” e affermare con chiarezza che il principio di chiudere una newsgroup perché qualcuno ne abusa equivale – ad esempio – ad invocare l’abolizione del calcio per via delle guerriglie che ogni domenica si combattono negli stadi o peggio ad impedire di parlare di alcuni argomenti perhè sgraditi a questo o a quell’altro potentato. Quando questo discorso venne fatto a proposito della chiusura di altre newsgroup – alcune di hacking, altre di argomeno sessuale – la ragionevolezza delle argomentazioni nulla potè contro gli strepiti di coloro che – incapaci di allontanarsi dal contingente – preferirono violare i diritti degli utenti piuttosto che compiere una scelta di civiltà.
Adesso è il turno degli spartiti, domani potrebbe essere quello della lista nella quale si parla dei disservizi dei provider e poi ancora la volta di un posto dove si discute di politica… di questo passo è fin troppo facile immaginare cosa potrebbe accadere.
A margine un ultimo spunto di riflessione.
I provider – quelli più grandi in particolare – a quanto pare preferiscono censurare attribuendosi un potere che spetta solo alla legge, piuttosto che consentire a chi isitituzionalmente è incaricato di farlo, la magistratura in altri termini, di individuare e punire i colpevoli. Questa tendenza si sta manifestando fortemente anche nella discussione attualmente in corso al Ministero delle Poste sulla (presunta) autoregolamentazione di Internet.
Abbiamo veramente bisogno di questi novelli emuli di Catone il Censore?
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