di Andrea Monti – PC Professionale n.106
Ha destato molto scalpore la diffusione del Finding of Facts (http://www.andremonti.net/dojvsms.zip) relativo alla nota vicenda che vede il Governo americano contestare giudizialmente alla Microsoft una serie di comportamenti monopolistici legati ad una oggettiva situazione di controllo del mercato e di scarsa tutela dei consumatori.
Molti hanno salutato questo documento – che lascia presagire il non felice esito finale della vicenda – come una vera e propria rivincita dei tanti “Davide” nei confronti di un “Golia” che dal canto suo di certo non ha fatto molto per accattivarsi la simpatia della clientela.
Il Finding of Facts è un documento di 75 pagine che ricostruisce una vera e propria storia dell’informatica personale degli ultimi quindici anni, e che costituisce una lettura obbligata per chiunque voglia farsi un’idea precisa di quello che è avvenuto nel passato e del come siamo arrivati alla situazione attuale. Da più parti è stato evidenziato come la “colpa” della quale si sarebbe macchiata la casa di Redmond sarebbe stata quella di avere pregiudicato con il proprio comportamento gli interessi dei consumatori, ma in realtà questo mi sembra il male minore.
A ben guardare, infatti, quando Microsoft si affacciò sul mercato SOHO, per esempio, questo era letteralmente affollato di competitori: Wordperfect, Amipro, Wordstar. Ancora oggi il consumatore, l’utente finale, tutto sommato ha una serie di valide alternative. Il fatto che non siano così diffuse dipende solo dalla scarsa fiducia e quindi dagli scarsi investimenti che i vari concorrenti hanno riservato a queste fasce di mercato. In altri termini: dov’era il resto del mondo quando Office invadeva i PC dei cinque continenti (potremmo entrare nel discorso del come mai agli inizi nessuno si sia mai lamentato della duplicazione abusiva, ma non è questo il luogo e il tempo)? Perché le altre aziende non hanno contrastato efficacemente un interlocutore che all’epoca non era certo il gigante di oggi? Da questo punto di vista il mercato è veramente darwiniano: Microsoft ce la ha fatta, onore a Microsoft.
Secondo me i problemi reali derivanti dai comportamenti descritti nel Finding of Facts stanno altrove, cioè nell’impatto di una certa politica commerciale e di sviluppo nei settori aziendali e della pubblica amministrazione. Come ho detto, tutto sommato gli utenti finali sono abbastanza liberi di fare ciò che vogliono (anche di farsi rimborsare il prezzo del sistema operativo acquistato in bundle col PC) ma nel caso di questi interlocutori le cose stanno in modo molto diverso.
Essere costretti a continui upgrade non solo software ma anche hardware per fare fronte ai continui cambi di versione di questo o quel sistema operativo o applicazione, riscrivere procedure, convertire archivi, formare nuovamente il personale: tutto questo ha un costo notevole senza che spesso sia motivato da reali innovazioni tecniche.
Già, proprio l’innovazione è il nodo centrale della questione: Microsoft si è difesa affermando di essere “colpevole” solo di avere portato innovazione nel settore IT, ma francamente vorrei capire dove sia questa innovazione nel rendere incompatibili i formati di file da una versione all’altra di Office, nel cercare di imporre estensioni proprietarie al HTML, nel trasformare una shell in una specie di pagina web, nel rilasciare centinaia di mega di service pack per NT o nell’osteggiare di fatto qualsiasi possibilità di standardizzazione.
Su questo punto il Finding of Facts è esplicito: While Microsoft may not be able to stave off all potential paradigm shifts through innovation, it can thwart some and delay others by improving its own products to the greater satisfaction of consumers. (pag.12/75).
Manco a farlo apposta questa vicenda si incrocia con la notizia di cui tratto nel prossimo articolo, quella del finanziamento pubblico un di un software opensource… come dire: le due facce della luna.
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