di Andrea Monti – WebMarketing Tools n.17/99
Il vezzo tipicamente italiano di istituire commissioni di studio, gruppi di lavoro, consulte permanenti ha permeato di sè anche la Rete.
Dopo una gestazione di oltre due anni ha preso il via, presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri, il Forum per la Società dell’informazione. Nel corso di E-commercing 99 (l’evento organizzato da Somedia lo scorso marzo) un funzionario del Secit, il superispettorato del Ministero delle Finanze, ha annunciato l’isituzione presso il dicastero in questione di un osservatorio sul commercio elettronico. Il Ministero dell’Industria indica le linee politiche per lo sviluppo dell’e-commerce. Strutture universitarie, parauniversitarie e protouniversitarie nonchè editori dall’estrazione più varia si lanciano nella pubblicazione di rapporti annuali, dizionari terminologici, analisi quantitative e dio sa cos’altro.
Mai come in questo periodo la Rete è stata così sotto controllo e mai come in questo periodo la Rete sfugge ai tentativi di imbrigliarne la natura in categorie classificazioni e quant’altro. Del resto non potrebbe essere altrimenti, visto che la Rete in realtà – come tutti vedono e nessuno vuole ammettere – non esiste come soggetto ontologico.
A questa confusione concettuale si aggiunge la chiara malafede di molti sondaggi volti a far credere che anche l’Italia ha il suo “milione di baionette” telematiche, come se il semplice fatto della presenza in Rete di un certo numero di persone le tramutasse automaticamente in polli da spennare, pardon, possibili clienti.
Sull’internet, il numero non è potenza.
Nel frattempo il marasma normativo continua imperterrito ad avanzare lasciando sempre più spaesati gli operatori che avrebbero bisogno, passatemi il gioco di parole, di “certezze certe” piuttosto che di roboanti ma vuote dichiarazioni programmatiche.
Il nuovo fronte sul quale si sta commettendo l’ennesimo clamoroso errore di valutazione nel silenzio più totale è il copyright. Il tema è complesso e prossimamente gli dedicherò un intero articolo , per ora basti sapere che l’isteria delle major dell’audiovisivo e delle associazioni istituzionali e private che le rappresentano sta per far approvare una legge i cui contenuti possono frenare sensibilmente lo sviluppo di servizi di e-commerce legati a questo settore da parte di imprenditori che non fanno parte del “giro”. Oltre ad impattare direttamente sulla gestione dei web (volenti o nolenti – io nolente – la risorsa più utilizzata per le attività economiche online).
Le Istituzioni si dimostrano quasi sempre sorde a qualsiasi suggerimento o segnale che arriva dal mercato e dalla comunità degli utenti. Usano una logica stravolta in virtù della quale poco importa cosa sia giusto fare, privilegiando invece quello che Guicciardini, qualche secolo fa, chiamava “lo particulare”, e che oggi significa interessi elettorali o “rendite di posizione”.
Per carità niente di nuovo sotto il sole e non stupisce infatti che anche nello specifico gli impegni istituzionali assunti pubblicamente per mettere ordine nel desolato panorama normativa italiano rimangano soltanto dei semplici esercizi di politichese applicato.
Riferire di un episodio specifico – tanti ce ne sarebbero da raccontare – significherebbe mettere alla berlina qualcuno e privilegiare i non menzionati gratificandoli ingiustamente dell’oblio. Ma forse un giorno qualcuno si prenderà la briga di scrivere la (lunga) lista dei nomi eccellenti che coinvolge ministri, direttori generali e rappresentanti di autorità varie, tutte accomunate da promesse non mantenute.
Eppure capirci qualcosa non è così difficile, basterebbe accendere il computer e collegarsi alla Rete. Certo, non basta, poi ci vuole anche altro, ma sarebbe comunque un buon inizio.
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