di Andrea Monti – Nova IlSole24Ore del 16 luglio 2009
Un provvedimento del Garante dei dati personali dello scorso 11 luglio impone ai compagnie telefoniche e internet provider di comunicare all’Autorità entro il 30 settembre 2009 l’elenco dei trattamenti dei dati di traffico aggregati (come i volumi e le direttrici di traffico) eseguiti sugli utenti con finalità di profilazione commerciale.
Successivamente a quella data il Garante – si legge nel provvedimento – emanerà un atto ulteriore con il quale distinguerà i trattamenti leciti da quelli illeciti, e indicherà per quali attività è necessario il consenso dell’utente. Inoltre l’Authority imporrà agli operatori norme tecniche e organizzative per disciplinare queste attività di business intelligence. Tutto ciò per capire in che modo gli operatori utilizzano dati normalmente indispensabili per il funzionamento delle infrastrutture di rete, anche per finalità commerciali.
Questa ennesima sortita annunciata dal Garante dei dati personali nel mondo della rete segue altri due interventi, in materia di conservazione dei dati di traffico per fini di giustizia, e di regolamentazione dell’operato degli amministratori di sistema e con buona probabilità ne ricalcherà l’impostazione culturale e giuridica. Il che significa adottare un modello regolamentare basato su prescrizioni rigide, inutilmente costose, non parametrate sul numero dei clienti dell’operatore (notoriamente, un indice concreto del rischio per la riservatezza dei dati), ma soprattutto difficilmente comprensibili, tanto che lo stesso Garante ha dovuto pubblicare delle FAQ per spiegare cosa intedesse dire.
Se, dunque, anche in questo caso la regolamentazione dovesse ricalcare questa impronta, saremmo di fronte a un vero e proprio paradosso: per aumentare la tutela degli utenti, si impedirebbe il funzionamento delle aziende e si danneggerebbero, in definitiva, proprio coloro che si intendeva proteggere. Le prime, infatti, potrebbero non essere più in condizioni di progettare offerte e servizi personalizzati, danneggiando i secondi. Inoltre, qualcuna, non potendo reggere i costi di adempimento a prescrizioni sproporzionate, potrebbe decidere di abbandonare il mercato.
A chi giova una tutela di questo genere?
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