di Andrea Monti – PC Professionale n. 73
Lo scorso 18 marzo si è svolto a Roma il primo incontro “allargato” tra il Ministro delle Poste e Telecomunicazioni e le principali associazioni italiane, più o meno di recente costituzione, per la tutela della libera comunicazione su Internet. Scopo dell’incontro, che per la prima volta si è svolto per così dire a porte aperte, era discutere e accogliere proposte concrete in merito ai recenti provvedimenti tariffari presi da Telecom, di cui si parla nell’articolo sopra.
Alla riunione erano presenti rappresentanti dell’aiip (Associazione Italiana Internet Provider) dell’alcei (l’Associazione per la libertà nella Comunicazione Elettronica Interattiva che rappresenta in Italia la Electronic Frountier Foundation) di Peacelink e di Città Invisibile. Quest’ultima, per inciso, ha anche presentato una richiesta con 22.000 firme per l’abolizione della tut (tariffa urbana a tempo).
In linea generale tutti i presenti hanno sostenuto la necessità di una riduzione delle tariffe telefoniche sia per quanto riguarda il prezzo pagato dagli utenti per l’utilizzo delle linee, sia per i costi sostenuti dai provider per le connessioni: che, se ridotti, si ripercuoterebbero in un minor costo per gli utenti.
Visto che una riduzione generale e indiscriminata non è ancora possibile, la soluzione più immediata sembra quella di creare agevolazioni specifiche per gli utenti di reti telematiche, ma con alcune precisazioni. Ad esempio è stato chiesto di non limitare le agevolazioni alle fasce orarie serali, in quanto ciò ostacolerebbe non solo chi usa la rete per lavoro ma anche molti servizi pubblici, a cominciare dalla scuola; e molte fra le persone che se ne servono per motivi di studio per attività culturali o di servizio. Non vanno neppure prese in considerazione agevolazioni particolari nei confronti di categorie specifiche, in quanto nascerebbe inevitabilmente una selva di tariffazioni praticamente ingestibile, nonché l’ennesima “giungla corporativa” con ogni sorta di favoritismi e “arrembaggi” alle categorie favorite, oltre che un inevitabile contenzioso sulla legittimità dell’accesso alle condizioni privilegiate.
L’alcei a tale proposito, ha chiesto di fare un’eccezione per le persone portatrici di handicap e per i sordomuti, sottolineando come fatto “curioso” che queste persone abbiano un beneficio dallo Stato (disponibilità di modem) ma non abbiano alcun beneficio dalla Telecom.
Tutti hanno giudicato inaccettabile la proposta Telecom di assegnare condizioni di favore basate sulla diretta identificazione dell’utente. Si tratta infatti di un metodo che non solo crea una gravosa e inutile pesantezza burocratica, ma che si traduce in una “schedatura” dell’utente. Tale provvedimento inoltre costituisce una violazione dei principi della “privacy”, che, per quanto mal protetti dall’infelice legge 675/96 che entrerà in vigore l’8 maggio, sono riconosciuti dallo Stato italiano e dall’Unione Europea, come uno dei fondamentali diritti dei cittadini.
Un’altra precisazione riguarda il fatto che se agevolazione ci deve essere, essa deve basarsi sul numero chiamato e non sul chiamante. La strada più corretta ed efficiente sarebbe quindi quella di una riduzione tariffaria per le comunicazioni che si collegano ai numeri di “servizio dati” dei provider; non vanno invece applicate tariffe agevolate su collegamenti di lunga durata, perché alcuni utilizzi (come la posta elettronica) si possono realizzare efficacemente con collegamenti brevi e perché ironicamente questo metodo può favorire un non necessario “carico di banda” che, se gradito alla concessionaria pubblica, risulta del tutto negativo per la qualità complessiva delle comunicazioni e per tutti gli operatori, siano intermediari (provider) o utilizzatori finali.
Infine non tutto è Internet e quindi se si prevedono agevolazioni, queste dovrebbero riguardare anche chi opera su base locale o con collegamenti in diversa tecnologia, come le bbs, i “Community Network” e le reti civiche. Infine l’alcei ha anche proposto una modifica dal punto di vista tecnico-giuridico, ritenendo che si debba armonizzare il decreto con i contenuti del d.lgs.103/95. Nel nuovo decreto sussiste infatti una certa incoerenza definitoria in rapporto alle classificazioni contenute nel d.lgs 103/95 con particolare riferimento ai diversi tipi di servizi di telecomunicazione. L’attuale provvedimento potrebbe sgombrare il campo dalla confusione, definendo una volta per tutte che in relazione a Internet l’oggetto del servizio vada considerato *l’accesso alla rete*. Nelle (poche, in proporzione) richieste di autorizzazione inoltrate al Ministero, alcuni fornitori hanno dichiarato di effettuare trasmissione dati (e pertanto non risultano soggetti a eventuali agevolazioni per Internet), altri invece hanno dichiarato di offrire accesso alla rete Internet.
Potrebbe essere meno semplice l’identificazione dei fornitori di servizi diversi dagli Internet provider (cioè bbs); in questo caso pensiamo che si possa definire un metodo di “autocertificazione” volontaria in cui chi gestisce il servizio si assume la responsabilità di garantire che le linee agevolate siano utilizzate per connessioni telematiche e non
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