Il provvedimento dell’Autorità garante della concorrenza e del mercato accerta l’abuso di posizione dominante della SIAE. L’unica domanda è: come mai ci è voluto tanto tempo?
di Andrea Monti – Audioreview n. 403 – Novembre 2018
La Societa? Italiana degli Autori ed Editori ha posto in essere, almeno dal 1° gennaio 2012 e tuttora in corso, un abuso di posizione dominante contrario all’art. 102 TFUE, riconducibile a un’unica e complessa strategia escludente dei concorrenti nei mercati relativi ai servizi di intermediazione dei diritti d’autore e del servizio di tutela dal plagio e consistente nell’imposizione di vincoli nell’offerta di servizi diversi nella gestione dei diritti d’autore, di vincoli nell’offerta di servizi di gestione dei diritti d’autore e il servizio di tutela dal plagio, di vincoli nella gestione dei diritti di autori non iscritti alla SIAE nonche? di ostacoli ai concorrenti nel rilascio di licenze ad emittenti TV e nella gestione di repertori di aventi diritto stranieri.
Queste sono le conclusioni del provvedimento che l’Autorità garante per la concorrenza ed il mercato (anche nota come “Antitrust”) ha emesso nei confronti della SIAE lo scorso 25 settembre2018.
Si tratta di un provvedimento sicuramente storico per il mondo degli artisti soprattutto indipendenti che, finalmente, vedono riconosciuto il loro diritto a fare gestire liberamente le loro creazioni da strutture diverse dalla SIAE che per decenni ha goduto di un monopolio legale e fattuale sulle creazioni artistiche italiane.
Per capire l’importanza di questa decisione è necessario ricordare che, sulla base della legge sul diritto d’autore, un artista ha – o meglio, aveva – solo due opzioni per sfruttare economicamente le proprie opere: farlo direttamente o rivolgersi alla SIAE, uno soggetto abilitato dalla legge a compiere questa attività. Non è, dunque, mai stato obbligatorio iscriversi alla SIAE, ma nei fatti se uno aveva deciso di “campare di musica” era molto complicato riuscirci senza il supporto di un’organizzazione del genere.
Se il principio poteva anche essere corretto, nei fatti la SIAE ha assunto un ruolo che ha travalicato i limiti del suo mandato (su questo argomento è tuttora insuperata, per dettagli e quantità di informazioni, l’indagine realizzata da Report e trasmessa da RAI3 nel 2001).
Pur incrinato dalla “Direttiva Barnier“, che dal 2014 rendeva possibile una maggiore concorrenza nel mercato della circolazione dei diritti d’autore, e dalla nascita di soggetti alternativi alla SIAE (come Soundreef), il monopolio (non più) legale di questo ente pubblico è stato garantito, secondo l’Antitrust, con una serie di comportamenti e metodi che si sono tradotti in: rifiuto di accettare la limitazione dei mandati da parte di determinati autori ed editori (paragrafo 48, pagina 26), inclusione di opere di artisti non iscritti nelle licenze d’uso stipulate con gli utilizzatori (paragrafo 58, pagina 32), obbligo di pagare anche i servizi “antiplagio” anche se l’artista si era rivolto ad altre strutture (paragrafo 69, pagina 37).
Benché le conclusioni del provvedimento dell’Antitrust impongano a SIAE di cessare i comportamenti anticoncorrenziali, non è detto che ciò accada e comunque non necessariamente in tempi brevi.
Ad oggi, infatti, non è noto se la SIAE abbia impugnato il provvedimento dell’Autorità cercando di sospenderne l’efficacia, o se – più semplicemente – abbia deciso di “fare melina” ritardando la modifica dei propri comportamenti. E questo, anche perché in realtà non ci sono grossi rischi dal rimanere immobili.
Incredibilmente, infatti, pur a seguito di prove che l’Autorità ha ritenuto decisive e che ha illustrato in oltre cento pagine di decisione, la SIAE è stata condannata al pagamento di una “sanzione simbolica” di mille Euro. Si, avete letto bene: mille Euro. Soltanto mille Euro – se la ricostruzione dell’Antitrust è corretta – per avere condizionato per anni la vita di autori e artisti, impedendo loro di esercitare il diritto fondamentale che la legge garantisce fin da quando alla fine del 1800 Victor Hugo teorizzò la necessità di tutelare gli autori : quello di essere gli unici a poter decidere cosa fare delle loro creazioni artistiche.
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