di Andrea Monti – Nova IlSole24Ore del 10 settembre 2009
Il rilascio di nuovi sistemi operativi è sempre un evento che genera un misto di curiosità e preoccupazione. Da un lato, infatti, c’è l’attesa per vedere in opera nuove funzionalità. Dall’altro, c’è il timore per i problemi derivanti da incompatibilità con software applicativi e dalle carenze per il supporto hardware. E in un ambiente professionale sempre di più la prudenza nell’effettuare gli aggiornamenti è diventata una regola di sopravvivenza. Quando l’installazione di un sistema operativo diventa problematica, infatti, il total cost of ownership dell’infrastruttura IT aziendale aumenta sensibilmente. Basta pensare alle conseguenze derivanti dalla non disponibilità immediata di supporti a periferiche o dal “fermo tecnico” dei sistemi in attesa dell’ennesimo service pack.
Praticamente nessun sistema operativo è esente da questi problemi, tanto che è oramai una prassi consolidata rilasciare la versione commerciale e annunciare quasi subito la realizzazione di un aggiornamento correttivo (è quanto accaduto, ad esempio, nel caso di Snow Leopard, il nuovo sistema operativo di Apple, di cui già circolano i primi aggiornamenti in versione per i beta-tester).
Al di là degli aspetti tecnologici, tuttavia, c’è una questione di fondo – nota e descritta in libri e articoli – che non è stata ancora seriamente considerata: i produttori di sistemi operativi possono impunemente commercializzare prodotti affetti da palesi limitazioni e problemi? Se i malfunzionamenti tecnici derivassero da complessità intrinseche del software, potrebbero anche essere giustificate. Il punto è che il “go crappy”, il rilascio di software imperfetti (concetto elaborato da Guy Kawasaki, già Apple Evangelist e ora venture capitalist nella Silicon Valley) è una vera e propria strategia di marketing. Se è così, allora, chi pratica questo metodo dovrebbe essere chiamato a rispondere dei danni che provoca, oppure obbligato, per legge, a commercializzare prodotti effettivamente funzionanti “out of the box”.
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