La senzazione di insicurezza diffusa (spregiudicatamente e trasversalmente alimentata da quella parte dei mezzi di informazione che colgono ogni occasione per incitare al “tiro al delinquente”) sostiene e moltiplica la paranoia di chi si sente “sotto assedio” e vuole potersi “difendere” con armi da fuoco, invocando da un lato un alleggerimento della normativa sulla detenzione e sulla “libertà d’uso” di pistole, carabine e fucili a pompa.
La notizia pubblicata sul sito All4Shooters secondo la quale la Repubblica Ceca intende contestare la “direttiva armi” (e il modo in cui la rivista tratta il tema) si inseriscono in questo ambito e sono una chiara manifestazione della retorica dei pistoleri in pantofole sull’opposizione indiscriminata a qualsiasi ulteriore regolamentazione in materia di armi.
In particolare, i pistoleri in pantofole (e chi guadagna alimentando le loro paranoie) si lamentano delle restrizioni sul tipo di armi che si possono legittimamente detenere, sulla capacità dei caricatori e sugli obblighi di certificazione medico-psichiatrica imposti dalla legge.
In realtà le restrizioni di cui parlano i pistoleri in pantofole esistono soltanto nella loro mente affetta dal delirio paranoide che li spinge a vedere nemici e aggressori anche sotto il tappeto del tinello.
Vediamo perché.
Attualmente, con una normale licenza di porto per fucile da tiro a volo, si possono detenere e trasportare liberamente (purché con giustificato motivo):
- tre pistole “comuni”
- sei pistole “sportive”
- due fucili a canna rigata
- un numero illimitato di fucili a canna liscia uso caccia
- duecento proiettili a palla,
- 1500 proiettili a pallini
Fra le armi che si possono detenere (anche per fini “sportivi”) sono comprese:
la Colt Python in calibro .357 magnum,
la Smith&Wesson Model 29 in calibro 44 Magnum,
Fra i fucili che il pistolero da pantofola si può “permettere” ci sono:
il fucile d’assalto AR-15 in calibro 5,56×45 usato dai Marines americani e dalle forze speciali di mezzo mondo
Il Автомат Калашникова (Kalashnikov, per gli amici) in calibro 7,62×39 ma senza baionetta innestata
il Remington 700 Police in calibro .308 Winchester (usato, fra gli altri, dagli SWAT della Polizia di Los Angeles)
o il Remington 870, a pompa
Per dotarsi di un arsenale del genere basta:
- frequentare presso una sezione dell’Unione italiana tiro a segno un corso di abilitazione al maneggio delle armi (di solito: due o tre ore di teoria, e due sessioni di tiro con pistola e carabina in calibro .22LR – praticamente, ad aria compressa),
- dotarsi di un paio di certificati medici che attestano di non essere drogati o pazzi
- una domanda indirizzata all’ufficio armi della Questura di residenza
Al contrario, non sono richieste cose come:
- frequenza obbligatoria almeno settimanale di un poligono o un campo di tiro,
- revisione periodica delle caratteristiche psico fisiche di idoneità al maneggio delle armi,
- limitazione del calibro in caso di uso di armi per difesa domiciliare.
Ma tutto questo, ai pistoleri in pantofole non basta, perché si lamentano di non poter avere caricatori abbastanza capaci.
Da chi si devono difendere, per sostenere che non bastano un fucile a pompa con cinque colpi, o una pistola con quindici colpi?
Girano effettivamente, in casa propria, indossando fondine cosciali e armi con il colpo in canna?
Sono consapevoli che usare armi del genere nel chiuso di un appartamento significa esporsi, nell’ordine a:
- “boom” sonoro da esplosione del colpo, con possibile lesione dei timpani e shock inabilitante,
- rischio di rimbalzi del proiettile,
- attraversamento di pareti con rischio di colpire vicini o altri abitanti dell’appartamento,
- errata selezione del “bersaglio” e conseguenze relative?
Il vero problema della normativa italiana sulle armi è che consente a gente non addestrata fisicamente e psicologicamente all’uso delle armi di dotarsi di un arsenale spropositato rispetto all’utilizzo che, realisticamente, se ne può fare.
Non serve, dunque, limitare la circolazione delle armi, ma impedire a chi non le sa usare di detenerle…
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