Sarebbe facile fare battute facili o gridare allo scandalo. Piu’ difficile, invece, capire perchè siamo arrivati ad una scelta del genere – una laurea da “influencer” a giurisprudenza – e comunicata in questo modo.
Che il fenomeno degli “influencer” vada studiato – specie da chi si occupa di teoria e pratica della manipolazione del consenso – è certamente un fatto. E ben venga un corso universitario che avvia a questo percorso di conoscenza. Ho qualche dubbio, invece, sull’utilità di un corso per “influenzatori professionali”, il cui ruolo potrebbe piuttosto trasformarsi in quello di portatori sani di stupidità. Ma siccome non sono per nulla capace di fare previsioni corrette, questo corso sarà sicuramente un successo.
Interessante, invece, è il “fuoco di sbarramento” che si è scatenato contro questa iniziativa, e diretto più contro un’incolpevole Chiara Ferragni – “rea” di non avere particolari talenti e titoli di studio – che contro l’iniziativa in sè.
Si narra che un fan di Yngwie Malmsteen, uno dei piu’ grandi chitarristi del mondo, gli si avvicinò e disse: “io posso suonare più veloce di te”. E la riposta di Malmsteen fu:”Bene. Ma io sono Yngwie Malmsteen. Tu, invece, chi sei?”
Forse questa storia è apocrifa, ma esprime bene un concetto.
Chiara Ferragni (per le cui aziende metto le mani avanti, non lavoro) è diventata l’oggetto di critiche anche livorose basaste sul suo essere diventata famosa grazie a Youtube, ma senza “talenti” particolari o “master di quarantesimo livello” a frequenza nei giorni bisestili della executive business school della filiale marziana dell’università del polo nord.
Sarà anche una persona “senza laurea”, ma quanto a talenti, beh, direi che ha dimostrato di averne una certa quantità, al punto da poter rispondere ai suoi critici come avrebbe fatto Malmsteen: “Io sono Chiara Ferragni, voi chi siete?”
p.s. Quanto al “titolo”: lauree e master sono certamente importanti, e rifarei il mio percorso di studi mille volte. Ma se devono essere soltanto dei mezzi per incollarsi al petto medagliette di plastica e appendere al muro finte pergamene, alla domanda dei Malmsteen e delle Ferragni la risposta non potrebbe che esserre:”Io no sono nessuno”.
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