La corsa a ostacoli al dominio. Vademecum per schivarli

di Alessia Ambrosini

CopyrightMytechMondadori 13 ottobre  2000


Se si vuole registrare un dominio, individuato il nome e il Tld (Top Level Domain), non resta che effettuare la registrazione. E qui è il primo problema. Non tutti i Tld geografici sono aperti: per chiedere la registrazione sotto parecchi di questi (si pensi allo spagnolo .es , oppure al belga .be, o anche al francese .fr) occorrono determinati requisiti, solitamente una sede o filiale dell’azienda registrante in quel determinato Paese. Come fare, allora, se si tratta di un dominio irrinunciabile?
Le soluzioni esistono. Sono forse un po’ “laboriose”, ma esistono. Quella più immediata consiste nel costituire un’apposita società di diritto straniero (magari una filiale dell’impresa “originaria”, o anche una nuova impresa partecipata da quella italiana), che fungerà da registrant. Un’altra soluzione – un po’ più rischiosa – consiste nel ricorrere a un “prestanome” che abbia i requisiti richiesti. L’impresa “committente” dovrà però in qualche modo tutelarsi (il prestanome risulterà infatti, all’esterno, unico assegnatario del dominio), in sostanza regolando il rapporto contrattualmente. Nessuna legge vieta all’intestatario del dominio di ospitare contenuti di terze parti.
I rischi risiedono nel fatto che l’intestatario straniero (che ha ricevuto l’incarico) potrebbe poi rivendicare il dominio.
Scelto il dominio, aggirato il problema dei requisiti di registrazione (in caso di Tld chiusi), l’azienda si troverà di fronte a un’altra scelta: registrare e gestire in proprio il dominio o delegare tutto a un provider? Certamente il “fai-da-te” non è consigliabile per le piccole imprese. In effetti, a parte il background tecnico richiesto (per esempio per la configurazione dei Dns, gestione dei server e così via), per effettuare registrazioni (senza passare per il provider) sotto alcuni Tld – persino sotto .it – è necessario sia stipulare un contratto con le locali Registration Authority sia compiere alcune particolari operazioni.
Un buon compromesso potrebbe essere quello di affidarsi a provider che operino anche on line (come per esempio Register o Dada). In questi casi l’utente – che è messo nelle condizioni di registrare da solo il dominio di interesse – può anche scegliere quanto delegare al provider. Chi sceglie Register, che tra l’altro “offre” registrazioni anche sotto i principali Tld chiusi (come i citati .es o .fr), può per esempio scegliere se usufruire o meno dei Dns (primario e secondario) del provider: l’offerta di servizi è cioè sempre e comunque di tipo “modulare”.

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