La notizia diffusa nelle ultime ore è si preoccupante, ma dovremmo, piuttosto, preoccuparci della nostra inarrestabile incapacità di gestire l’invasione della nostra vita da parte di una tecnologia che non siamo in grado di controllare di Andrea Monti Key4Biz.it del 8 marzo 2017
La notizia che la CIA ha trovato il modo di controllare a distanza l’Internet of (no)thing – la serie di elettrodomestici “smart” che l’industria ha deciso di costringerci a comprare nostro malgrado – non dovrebbe stupire più di tanto. E, per favore, risparmiatemi le ondate di “sdegno a comando” e di “allarmi per la privacy”.
Cosa dovrebbe fare un’entità che nel suo nome contiene le parole “Central” e “Intelligence”? Per quale motivo un’agenzia che per mandato istituzionale deve spiare “tutti”, tranne i cittadini americani, dovrebbe avere delle remore a sfruttare nuove opportunità rese possibili dalla superficialità delle imprese, dalla spregiudicatezza degli “esperti” di comunicazione e dall’ignoranza degli utenti?
Non c’è alcun reale bisogno di frigoriferi “intelligenti” o di automobili “interconnesse” e se proprio qualcuno ha deciso che dobbiamo comprare roba del genere, questo qualcuno dovrebbe garantirci un adeguato livello di sicurezza informatica. Ma questo non accade e così serviamo su un piatto d’argento la possibilità a chiunque di intromettersi nei nostri fatti privati.
Per non parlare del fatto che – prima ancora della CIA – sono gli operatori telefonici che offrono i modem/router gratuiti a controllare direttamente l’apparato e tutto quello che ci passa. La chiamano teleassistenza, ma nella sostanza questo si traduce nella possibilità di intervenire a distanza sull’oggetto che consente di collegare la rete domestica all’internet, con tutto quello che ne segue.
Gli stupidi ripetitori del messaggio (altrettanto vano) dell’innovazione a tutti i costi magnificano – sospetto, con qualche interesse personale – le glorie dei “nuovi” strumenti che ci affrancano dalla “fatica” del quotidiano grazie all’ubiqua rete. Ma evitano di spendere parole per ricordare che gli utenti sono tutt’altro che pronti ad affidare le proprie esistenze a intelligenze “artificiali”.
E gli utenti finali – che giustamente hanno altro a cui pensare nella vita – sono privi della consapevolezza che una volta collegati all’internet hanno aperto una porta attraverso la quale può passare qualsiasi cosa. E dunque non avranno firewall (meno che meno ben configurati), non utilizzeranno sistemi di intrusion prevention, non saranno dotati di sistemi per l’analisi dei login e via discorrendo.
Ma la domanda è: perché una persona normale, per guardare una trasmissione televisiva, dovrebbe avere le competenze di un esperto di sicurezza informatica di alto livello? E se anche avesse competenze del genere, dovrebbe mettere in conto che la sicurezza assoluta non esiste e che, dunque, utilizzando gli elettrodomestici “intelligenti” c’è sempre la possibilità che un’altra “intelligence” ne prenda il controllo.
Certo, la notizia che la CIA ci spia (tutt’altro che nuova, peraltro) è preoccupante. Ma non per la moltitudine di persone la cui vita è totalmente priva di interesse per la più grande agenzia di spionaggio del mondo, che ha ben altro da fare che occuparsi della nostra banale quotidianità.
Dovremmo, piuttosto, preoccuparci della nostra crescente e inarrestabile incapacità di gestire l’invasione della nostra vita da parte di una tecnologia che non siamo in grado di controllare, ma difficilmente questi temi trovano spazio in prima pagina sui media.
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