Dunque, annuncia un articolo di Repubblica.it, il ministro (con la “o”) Valeria Fedeli ha inziato la sperimentazione in corpore vivo delle sue teorie pedagogiche e formative (delle quali è notoriamente esperta).
Secondo le teorie del ministro (con la “o”) Fedeli, per terminare le scuole superiori bastano quattro anni. E grazie a questo “risparmio” di tempo, i giovani potrebbero entrare “prima” nel mondo del lavoro.
Se questo è il motivo della “riforma” è troppo facile rispondere con una tristemente scontata battuta secondo la quale uno studente che finisce il suo percorso formativo in anticipo, più che trovare prima lavoro entrerà più celermente nelle liste (e nelle statistiche) della disoccupazione,
Ma la proposta – ahimè diventata reale – del ministro (con la “o”) Fedeli è intrinsecamente sbagliata oltre che viziata da un “piccolo” problema legale che si chiama “maggiore età”.
Una persona di diciassette anni è ancora minorenne. Quindi al termine delle scuole superiori non potrebbe essere assunto come un lavoratore maggiorenne e non potrebbe andare a studiare altrove perchè fino ala maggiore età i genitori conservano la potestà (e la responsabilità) sul figlio. E un minorenne non può essere abbandonato a se stesso.
Di conseguenza, i ragazzi che non hanno avuto la fortuna (nel significato del Latino classico) di nascere nel primo semestre dell’anno (diventando così maggiorenni in tempo utile per iscriversi all’università) e di vivere a Roma o a Milano, non potranno frequentare quelle università ma dovranno “accontentarsi” di studiare in atenei meno prestigiosi.
Eppure, il ministro (con la “o”) Fedeli dichiara testualmente:
“Con questa misura vogliamo consentire una sperimentazione su grandi numeri, con una maggiore diffusione territoriale, nell’ottica di dare pari opportunità alle ragazze e ai ragazzi di tutto il Paese, e una maggiore varietà di indirizzi di studio coinvolti. Tutto questo per fare in modo che, alla fine del quadriennio, si abbiano esperienze misurabili e valutabili davvero”.
Ma se è vero – come è vero – che non tutti gli studenti infradiciottenni potranno studiare in determinati atenei, dove sta la pari opportunità promessa dalla riforma Fedeli?
Queste grandi – e vuote – affermazioni di principio trascurano inoltre un particolare non irrilevante: il ministro (con la “o”) Fedeli, come i suoi compagni (non nel senso di “comunisti”) di governo decadrà per far spazio al nuovo esecutivo. E dunque, quando si manisfesteranno gli effetti negativi della sua “riforma” non sarà lì a risarcire il danno culturale e sociale provocato al Paese.
E’ il bello della politica: potere, senza responsabilità. Con buona pace di Ben Parker, lo zio di Spiderman.
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