Questo articolo del New York Times è solo l’ultimo – ma non l’ultimo – di una lunga serie di prese di posizione, in Italia e all’estero, dirette a contrastare la scelta dei governi di utilizzare (anche retrospettivamente) i dati di geolocalizzazione e altre informazioni personali sui contagiati per aumentare il numero dei potenzialmente infetti ed evitare la diffusione del COVID-19 e di limitare la circolazione delle persone al minimo indispensabile (sulla cui estensione, peraltro, Cina e Italia hanno mostrato significative differenze).
Continue reading “COVID-19: i “difensori della privacy” raccontano solo (la loro) metà della storia”
Possibly Related Posts:
- L’infodemia contagia anche gli Stati oltre agli utenti delle piattaforme social
- L’inconciliabile dilemma fra etica e guerra, che l’AI non può risolvere
- Chatbot troppo umani, i rischi che corriamo
- La sentenza TikTok e il futuro delle multinazionali cinesi high-tech. L’opinione di Monti
- Qual è il significato geopolitico del sistema operativo Huawei Harmony OS Next