Apple farà in modo di vanificare sistemi come GrayBox che consentono di craccare un IPhone protetto da password, rendendo più sicura la vita degli utenti e più difficile quella dell’autorità giudiziaria.
Certamente contenti i Garanti dei dati personali, che quando valuteranno i DPIA dei titolari si assicureranno di verificare che i telefonini aziendali siano dotati di questa – o analoga – funzionalità.
Mi domando se non chiederanno anche l’adozione di abiti in tessuto metallico per creare una gabbia di Faraday attorno al telefono, in modo che nessuno possa intercettarlo e la pulizia periodica dello schermo touch per evitare il rischio di deduzione della password dalle tracce delle dita lasciate sui pulsanti.
La scelta di marketing di Apple non mi stupisce nè disturba. Pragmaticamente, la privacy “vende” sempre, perché la sensazione di avere fra le mani un “qualcosa” che nemmeno la polizia può “rompere” fa sentire importanti anche i piccoli, innocui segreti quotidiani.
Mi preoccupa, invece, la scarsa reattività tecnologica delle istituzioni giudiziarie (italiane) che non riescono a tenere il passo.
Questo, si, è un problema.
Possibly Related Posts:
- Chi ci protegge dal dossieraggio tecnologico?
- Webscraping e Dataset AI: se il fine è di interesse pubblico non c’è violazione di copyright
- Perché Apple ha ritirato la causa contro la società israeliana dietro lo spyware Pegasus?
- Le sanzioni UE ad Apple e Google aprono un altro fronte nella guerra contro Big Tech (e incrinano quello interno)
- La rottura tra Stati e big tech non è mai stata così forte