Guardando al contenuto di molti corsi e convegni – e parlando con chi vi ha partecipato – mi sembra che i contenuti trasmessi più che formativi siano “revisionisti” e normalizzatori.
Sembrano più orientati a trasmettere e propagare la “visione” istituzionale (Il Garante dice, il Garante vuole, Il Garante consiglia) piuttosto che una critica alle norme o approcci a situazioni di una qualche complessita’.
Questo provoca una “normalizzazione” culturale diretta a soffocare l’attitudine principale di un avvocato (o di un bravo consulente): trovare soluzioni non standard a fronte di regole formalizzate entro un perimetro dato.
Non e’ detto che il Garante abbia sempre torto ma, come dimostra la giurisprudenza, non ha mai sempre ragione. Trasmettere, dunque, in modo pedissequo il messaggio secondo il quale basta “pedissequamente” seguire le interpretazioni del Garante e’ una pessima scelta didattica.
Non aiuta chi vuole entrare nel mondo professionale della protezione dei dati personali, e trasmette un messaggio culturalmente sbagliato: quello per cui “think different” è sbagliato.
Chissà cosa avrebbe fatto Steve Jobs se avesse raccolto questo suggerimento.
—
p.s. “think different” e’ lo slogan di una famosa campagna Apple.
Possibly Related Posts:
- Dentro il G-Cans
- Chatbot troppo umani, i rischi che corriamo
- Qual è il significato geopolitico del sistema operativo Huawei Harmony OS Next
- TeamLab Planets: da Tokyo la fuga verso i mondi della mente
- Chi ci protegge dal dossieraggio tecnologico?