di Andrea Monti – PC Professionale n. 141
Novità dal fronte della formazione professionale del mondo ICT. In arrivo una certificazione europea
Si tratta di Eucip (www.eucip.org) che sta per “EUropean Certification of Informatics Professionals”. A proporla è il Council of european professional informatics societies (www.cepis. org) che, tramite partner (AICA e Associazione Informatici Professionisti, in Italia) e università consorziate in vari paesi europei, rilascia l’attestazione di “professionista ICT”. Il corso dura 1.200 ore e offre una preparazione approfondita ma non unilaterale nel settore dell’informatica (maggiori informazioni su www.cepis.org/ prof/eucip/index.htm).
Saranno oggetto di studio le questioni tecniche, dall’installazione alla configurazione di sistemi operativi e reti, e anche materie come amministrazione, aspetti legali, management e altre di taglio più aziendalistico. Aspetti che sempre meno possono essere ignorati da chi opera come amministratore di sistema o progettista di rete. E che praticamente non sono mai oggetto di formazione specifica nemmeno nei corsi universitari di ambito tecnologico (carenza che affligge anche quelli di più recente introduzione).
La varietà delle materie e la durata del corso sono gli elementi qualificanti di questa iniziativa che si differenzia non poco dalle certificazioni “classiche” rilasciate dalle aziende. Queste ultime sono infatti eccessivamente legate a uno specifico prodotto e dunque non certo idonee ad attribuire una qualificazione professionale di più ampio respiro. Anche perché spesso vengono rilasciate a persone che non hanno un retroterra formativo particolarmente robusto o strutturato. In altri termini: le certificazioni – al di là degli anglofoni titoli roboanti – producono schiere di tecnici specializzati e poco più. Personale, dunque, scarsamente adatto a rivestire ruoli di responsabilità (salvo eccezioni, ovviamente).
È proprio l’attenzione al concetto di responsabilità che caratterizza, invece, questa offerta formativa. Orientata a “insegnare” la progettazione e la gestione di sistemi affidabili (prevenzione di utilizzi impropri, gestione di grossi carichi di lavoro) e sicuri (garanzia di integrità, recuperabilità e protezione delle informazioni). Oltre che a mettere in grado i futuri professionisti dell’Ict di governare la migrazione da tecnologie obsolete verso quelle più moderne. Per raggiungere un risultato del genere, infatti, non basta conoscere il “nuovo” ma anche non dimenticare il “vecchio” (Cobol e Anno 2000 insegnano).
I corsi sono strutturati in moduli di 400 ore, il primo dei quali comune a tutti gli indirizzi, che poi verranno caratterizzati successivamente a seconda delle scelte compiute dai partecipanti. Se dal punto di vista sostanziale una certificazione Eucip sembra in grado di fornire basi professionali robuste, rimane sempre da sciogliere il nodo dell’utilizzabilità e del valore di un titolo del genere in studi universitari, concorsi e – più in generale – nel mondo del lavoro. La riforma universitaria consente di acquisire “crediti didattici” (una specie di “frazione di voto”) non solo superando gli esami, ma anche facendo valere esperienze extra facoltà ritenute idonee a integrare la formazione dello studente. Quindi il possesso di una certificazione Eucip è certamente spendibile in questo senso.
Dal punto di vista dei concorsi pubblici, a meno che non siano richiesti titoli accademici specifici, le commissioni di valutazione hanno la possibilità di valutare discrezionalmente i titoli allegati dai candidati. Ed è ragionevole pensare che le certificazioni rilasciate dalle università (pur non costituendo titolo accademico) siano valutate con maggiore peso rispetto ad altre meno “certificabili”). Discorso analogo vale per l’impiego privato. Dove pure esistendo una maggiore flessibilità in materia di titoli, è sempre preferibile avere qualche freccia in più da scoccare.
Non bisogna trascurare il fatto che Eucip è una certificazione standard in molti paesi dell’Unione Europea e che quindi consente di proporsi anche all’estero, potendo superare le naturali barriere derivanti dai diversi metodi di formazione e valutazione dei vari paesi.
Chi volesse maggiori informazioni può rivolgersi a questi indirizzi: Cepis, Council of European Professional Informatics Societies, Eucip project manager, Stig Arff Mobile: +47 9180 3932, e-mail: arff@online.no; Eucip project advisor, Dudley Dolan Mobile: + 353 866 08 7080 e-mail: dudley. dolan@cs.tcd.ie. Oppure, in Italia, al dottor Antonio Teti (teti@unich.it) presso l’Università G.D’Annunzio di Chieti (i cui corsi partiranno dal 15 gennaio 2003), al dr. Graziano Dragoni (drago@cefriel.it) del Politecnico di Milano, o al dottor Aurelio Simone (simone@scuolaiad.it) dell’Università di Tor Vergata a Roma (tel. 06.72594881 – fax 06.72679582) dove è attivo un corso prototipale Eucip.
Possibly Related Posts:
- Chi ci protegge dal dossieraggio tecnologico?
- Webscraping e Dataset AI: se il fine è di interesse pubblico non c’è violazione di copyright
- Perché Apple ha ritirato la causa contro la società israeliana dietro lo spyware Pegasus?
- Le sanzioni UE ad Apple e Google aprono un altro fronte nella guerra contro Big Tech (e incrinano quello interno)
- La rottura tra Stati e big tech non è mai stata così forte