A volte (tante volte) ritornano.
Repubblica.it diffonde acriticamente la notizia di uno studio secondo il quale muoversi migliora la capacità di apprendere una lingua.
Ma l’articolo, come si capisce leggendo lo studio in questione, da per “assoluti” dei risultati che non lo sono affatto.
La sintesi dello studio, infatti, dice chiaramente che:
The final sample was composed of 40 right-handed late Chinese-English L2-learners undergraduate students at Dali University.
Dunque, il campione è statisticamente irrilevante per fornire conclusioni di un qualche valore generale, ed è squilibrato sia per provenienza delle “cavie” (cinesi) che per l’età (studenti universitari).
Non bisogna essere dei matematici per capire che questo studio è solo marketing (para)scientifico, e basta leggere il capolavoro di Darrell Huff, How to lie with statistics (tradotto anche in italiano) per acquisire con semplicità un metodo per capire quando le statistiche sono usate a sproposito.
Nel caso specifico, poi, non ci voleva certo un (poco fondato) studio “scientifico” per scoprire quello che gli antichi romani predicavano da sempre: mens sana, in corpore sano.
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