Dagli House Concert il vento della libertà dai padroni delle idee


Gli House Concert promuovono liberamente musica e artisti nel rispetto del diritto d’autore ma al di fuore delle catene della musica proprietaria. E sono del tutto legali
di Andrea Monti – Audioreview n. 404 dicembre 2018

Da qualche tempo, al di fuori dei circoli degli addetti ai lavori, si sente parlare sempre più spesso parlare degli House Concert, esecuzioni musicali ospitate da persone che invitano a casa propria musicisti, amici e conoscenti per mettere in contatto produzioni inedite con un pubblico che mai avrebbe avuto la possibilità di conoscerle.

Con buona pace di chi immediatamente si volesse scagliare contro gli House Concert sostenendo che sono degli spettacoli abusivi, che devono “pagare la SIAE” e che fanno “concorrenza sleale” a locali, sale da ballo e organizzatori di concerti, siamo di fronte ad attività perfettamente legali perchè svolte da soggetti privati, senza scopo di lucro, e in relazione a musiche non incluse nel “repertorio SIAE”.

In altri termini: ciascuno è libero di invitare a casa propria chi vuole, senza dover chiedere alcuna autorizzazione a chicchessia. Essendo l’invito di tipo privato, senza pagamento di un biglietto, non si configura l’esercizio abusivo di attività commerciale. I partecipanti sono liberi di regalare piccole somme direttamente all’artista, il che non costituisce “compenso” per una “prestazione”. E, infine, un artista che non è “socio SIAE” e che dunque non è obbligato a seguirne le procedure – può eseguire la propria musica dove, quando e come vuole. Nessuno può impedirglielo, nemmeno gli “ispettori SIAE” che non hanno titolo per accedere in un domicilio privato.

Troppo bello per essere vero?

Si e no.
Da un punto di vista puramente formale, lo schema dello House Concert “tiene” perfettamente rispetto alle accuse di chi lo considera uníattività illegale, perchè anche se l’effetto complessivo è quello di un concerto nel quale un artista si esibisce davanti a un pubblico ottenendo un compenso, le singole componenti dell’iniziativa, prese isolatamente, sono del tutto conformi alla legge.  Ciò non toglie, va detto per chiarezza, che la Guardia di finanza e/o la SIAE possano comunque procedere alla denuncia di chi organizza eventi di questo tipo ritenendo comunque configurabili delle violazioni di legge. Ma un evento del genere sarebbe un colpo mortale alla libertà di quei musicisti che non vogliono sottoporsi al controllo della SIAE (già condannata dall’Antitrust per abuso di posizione dominante).

Gli House Concert rappresentano di fatto – anche se non sono stati concepiti per questo scopo – una reazione alla rigidità imposta dall’industrializzazione del diritto d’autore che gestisce con logiche ferreamente commerciali “tempi”, “luoghi” e “criteri di accesso” degli eventi, e considera i fruitori di musica come “soggetti paganti” invece che come elemento essenziale della magia creata da un’esecuzione dal vivo.

D’altra parte, concettualmente parlando, gli House Concert nulla sono se non una versione contemporanea della musica da camera, nata appunto per consentire al (ristretto) pubblico ma anche al musicista una fruizione più intima e diretta dell’esperienza musicale. E se consideriamo che compositori del calibro di Mozart, Beethoven e Debussy hanno scritto musica da camera c’è poco da discutere sul valore artistico di questo genere musicale e delle sue reincarnazioni non eurocolte.

Libero è nato, e libero deve rimanere.

Con buona pace della SIAE.

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