Non è solo la Lega Pro ad evere problemi con il COVID-19 perchè le società sportive dilettantistiche, quelle degli “sport minori”, quelle che tengono in piedi lo sport in Italia sono a rischio di chiusura non tanto per il COVID-19 quanto per l’assenza di chiarezza sulle responsabilità da contagio che gravano su presidente e consiglio direttivo (i soggetti che, in caso di azioni legali, rispondono personalmente e in proprio).
Dall canto suo, il governo ha pensato di risolvere il problema emanando delle linee guida che, però, come si legge sul sito,
sono un documento che fornisce le indicazioni utili a consentire la graduale ripresa delle attività sportive, nel rispetto delle prioritarie esigenze di tutela della salute e attuando quanto prevede il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 26 aprile 2020 che autorizza le sessioni di allenamento degli atleti di discipline sportive individuali, professionisti e non professionisti, riconosciuti di interesse nazionale dal CONI, dal CIP e dalle rispettive Federazioni, in vista della loro partecipazione ai giochi olimpici o a manifestazioni nazionali ed internazionali.
Come sarebbe a dire “utili a consentire?” Sarebbe a dire che, tradotto, queste “linee guida” valgono poco o niente dal punto di vista dell’esenzione di responsabilità. Pur avendole adottate, infatti, alla fine tocca alla società sportiva fare valutazioni individualizzate sullo specifico rischio di contagio in relazione al contesto concreto in cui avviene la pratica.
Manca, in altri termini, una norma tipo “scudo penale ILVA” che dica chiaramente “se rispetti le regole sanitarie, non sei responsabile civilmente e penalmente se qualcuno si ammala”.
Questioni morali a parte, basterebbe una norma del genere (che non verrà mai emanata) a consentire il riavvio delle attività sportive? No di certo, perchè in caso azione giudiziaria il pubblico ministero avrebbe comunque il dovere di verificare se le prescrizioni sono state rispettate, se la società sportiva ha fatto tutto il possibile per evitare il contagio e via discorrendo. Breve: il procedimento penale è inevitabile.
Ma le società sportive dilettantistiche non sono delle aziende che, praticando attività di impresa, sono “compensate” dei costi e dei rischi con gli utili che producono. Sono, invece, fatte di persone che volontariamente e per passione contribuiscono alla diffusione della cultura dello sport e dell’attività motoria, senza alcun corrispettivo.
Chiedere loro di assumersi il rischio di essere chiamati a risarcire in prima persona i danni provocati da un contagio senza nemmeno dare loro delle regole chiare, invece che delle “linee guida” dal valore giuridico inesistente significa abbandonare a loro stesse queste realtà. E costringere centinaia di migliaia di persone a interrompere la loro attività.
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