La moneta di Facebook e il sistema per il suo trasferimento peer-to-peer mettono, ancora una volta, gli Stati di fronte alla loro progressiva perdita di sovranità e trasferiscono al ricchezza individuale nelle mani di un soggetto privato in cambio di un “buono” di Andrea Monti – Originariamente pubblicato su Strategikon – un blog di Italian Tech
Diem e Novi sono, rispettivamente, una moneta privata (private currency) che non ha corso legale pur essendo ancorata a un controvalore in moneta ufficiale che ne garantisce la convertibilità, e un sistema di trasferimento peer-to-peer di questa private currency. Entrambi sono stati creati da Facebook e gestiti da una sua società.
In termini meno tecnici, questo significa che gli utenti di Facebook (e anche chi non lo è) convertono il loro denaro a corso legale in una sorta di voucher (Diem) che possono trasferire tramite un sistema simil-bancario (Novi) e utilizzare solo in quei negozi che li accettano al posto delle valute istituzionali. Dunque, in breve, il sistema funziona se mittente e destinatario sono disposti, convenzionalmente, ad accettare le transazioni Diem negoziate tramite Novi.
Cosa vuol dire perdere il corso legale di una valuta
Convertire il proprio denaro in Diem (o in una qualsiasi altra private currency) significa perdere una caratteristica fondamentale: il corso legale (o legal tender). Se in Europa voglio pagare qualcosa in euro, nessun soggetto che opera in un Paese che lo ha adottato può rifiutarsi di accettarlo. E se ho dollari, yen o pesos posso convertirli e quindi usarli. Se voglio pagare in Diem (e magari ho solo quelli) ho, invece, solo due opzioni: sperare che qualcuno li accetti oppure cambiarli in valuta legale tramite la banca di Facebook. È chiaro, quindi, che se converto euro in Diem conferisco a un soggetto privato la mia ricchezza e ottengo in cambio la promessa che il voucher corrispondente sarà accettato da qualcun altro.
La differenza fra le monete pubbliche e le private currency
È vero, anche le monete che hanno corso legale funzionano sul presupposto che qualcuno sia disposto ad accettarle, ma la differenza fondamentale fra una moneta di Stato e una private currency è nella differente natura giuridica.
Vale anche per Diem il ragionamento che ho sviluppato sulle criptovalute in un articolo accademico nel quale scrivevo:
Dal punto di vista funzionale, le caratteristiche della moneta sono state modellate prima dell’avvento della moneta elettronica o, meglio, del trasferimento elettronico di fondi, sull’oggetto fisico che esprimeva il valore di scambio. Dunque, tradizionalmente si ritiene che, per essere tale, una moneta debba possedere, almeno, i requisiti di: non deperibilità (per consentire la permanenza del valore), scarsità (per consentire lo scambio e, dunque, la circolazione della moneta, ma senza abbassarne il valore), divisibilità (per consentire il pagamento di prezzi differenziati). Astrattamente, le criptovalute sono dotate delle stesse proprietà: un Bitcoin, come una banconota o una moneta, non si consuma con l’uso, è scarso (c’è un limite al numero di Bitcoin che possono essere prodotti tramite il mining) ed è frazionabile in Satoshi. Ma il fatto di possedere le caratteristiche funzionali di una moneta non implica che una criptovaluta, al di là del modo in cui viene chiamata, possa essere riconosciuta come tale in senso giuridico. Battere moneta e dunque controllare la ricchezza dei consociati/sudditi/cittadini, infatti, è una prerogativa che il potere costituito ha sempre esercitato, anche se la compiuta teorizzazione secondo la quale questo potere è un attributo esclusivo della sovranità statale matura nel XVI secolo, quando nel 1578 Jean Bodin scrive Les Six livres de la Republique dove sostiene che “il potere di legiferare include tutti gli altri diritti e le caratteristiche della sovranità, tanto che si potrebbe affermare che questo sia l’unico attributo della sovranità stessa dal momento che tutti gli altri ne fanno parte come dare e togliere valore e peso alle monete.
Da qui deriva una differenza sostanziale fra Diem e le criptovalute. Pur con tutte le loro criticità, come ho già scritto su questo blog,
fino a quando Bitcoin e i suoi derivati si scambiavano su circuiti separati da quelli sistema finanziario avevano quantomeno una funzione ideologica: sottrarre allo Stato il monopolio sulla creazione del valore e dunque realizzare almeno in parte l’utopia anarchica.
Perché Diem e Novi possono essere un problema
A differenza delle criptovalute che sono rimaste fuori dalla speculazione finanziaria, invece, Diem e Novi nascono all’origine come strumenti che accentrano nelle mani di un unico soggetto privato la ricchezza prodotta da ciascun individuo restituendo la semplice aspettativa che Diem sarà accettato dalle altre persone. Anche se il paragone non è precisissimo, è come essere pagati per il proprio lavoro con buoni che possono essere spesi solo nel (o tramite) il negozio di chi li ha emessi.
È vero, inoltre, che Diem, a differenza di una criptovaluta, è garantita dall’equivalente delle riserve auree di uno Stato e dunque ha una sua stabilità. Rimane però il fatto che Novi è l’unico punto nel quale è possibile convertire Diem in valuta a corso legale.
Infine, questi servizi si avvantaggiano dell’effetto traino derivante dall’essere marcati Facebook e quindi si candidano ad occupare quote rilevanti di mercato. In questo modo rinforzeranno la posizione già dominante che Facebook ha sulla vita di ciascuno di noi.
Un problema più serio e strutturale
Dopo le Vpn per gli utenti di Google e il Private Relay per quelli di Apple, l’annuncio dell’esercizio da parte di quest’ultima di autoattribuzione di poteri di prevenzione criminale, Diem e Novi sono l’ennesima declinazione di un tema tanto critico quanto trascurato dai governi e parlamenti: l’espropriazione continua delle prerogative dello Stato compiuta dalle Big Tech, oramai diventate, a tutti gli effetti, signori e padroni di parti sempre più estese ed importanti della nostra vita.
Il valore che creiamo con il nostro lavoro, la sicurezza e il diritto di decidere cosa possiamo pensare, dire, leggere, vedere e ascoltare sono nelle mani di soggetti diversi dallo Stato. E a noi non rimane altro, come nel mondo di Matrix, che produrre energia per consentire all’Architetto di esistere, per poi precipitare, una volta diventati inutili, nelle condotte dello scarico.
Per Neo, questo fu il momento della liberazione.
Per noi, invece?
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