Le “bolle” speculative scoppiano quando scema l’isteria degli investitori grazie ai bagni ghiacchiati di realtà, ma anche per i comportamenti spregiudicati di controlla l’informazione e di chi la rimette in circolazione
di Andrea Monti – Key4Biz.it del 4 dicembre 2017
Un articolo diffuso da Business Insider titola :
I big del tech terrorizzano Wall Street: la bolla di Apple&co sta per scoppiare
e poi afferma:
… Negli ultimi due giorni a Wall Street ha iniziato a suonare il campanello d’allarme, analisti e gestori ripetono: “Attenzione ai titoli Tech”. …
L’articolo prosegue magnificando le prestazioni borsistiche delle aziende tecnologiche per poi chiosare:
Dopo questa vertiginosa corsa al rialzo, analisti, gestori ed esperti vari hanno iniziato a pigiare con forza il campanello d’allarme sui titoli tech, a partire da Apple che rischia di essere salita tropppo e troppo in fretta.
Intervistato in una trasmissione di Cnbc, pochi giorni fa Mike Binger, senior portfolio manager di Gradient Investments, ha detto: “Apple è una bellisima società, ma è molto difficile decidere di investire nelle sue azioni oggi”.
Grandi case di investimento come Morgan Stanley e JpMorgan Chase invitano alla prudenza, soprattutto segnalano che, in caso di battuta d’arresto dei mercati, i titoli più a rischio sono proprio quelli che sono saliti di più.
e concludere
Nelle ultime sedute di Wall Street si è già avvertito il rischio che sia partita una “rotazione” dei portafogli, con gli investitori che scendono da quelli che fino a oggi sono stati i cavalli vincenti (“winners”) per andare a puntare sui ritardatari (“laggards”).
Queste affermazioni non hanno nulla a che vedere con questioni di tipo industriale relative al settore high-tech.
E’ del tutto normale, infatti, evitare di comprare titoli quando sono “alti” perchè ogni incremento di valore è tendenzialmente meno sostanzioso del precedente.
Come è altrettanto normale che se – se, ripeto, se – il mercato si ferma, i titoli che valgono di più sono quelli che soffriranno maggiori perdite.
Ma è quello che sta accadendo ai titoli high-tech?
No.
Non c’è nulla che non vada – perlomeno stando all’articolo – in Apple e in altre aziende che operano del comparto tecnologico, anzi, complessivamente, stanno andando bene, troppo bene.
Il punto è che nel settore finanziario stabilità e certezza non sono mai un bene perché rallentano la velocità e la frequenza delle transazioni. Da qui la necessità di dare una “scossetta” al mercato, provocando deliberatamente dei “terremoti informativi” che si traducono nella flessione del valore dei titoli oggetto dell’attacco, o nell’adozione di contromisure, da parte dell’azienda, per contrastare la caduta.
In questo contesto è del tutto irrilevante se il valore finanziario dell’azienda crolla o si conserva. L’effetto di “perturbare la forza” è stato raggiunto, il disordine è tornato a regnare sovrano e gli utili del mondo che sta in mezzo fra industria e investitori ritornano a salire.
Il meccanismo che consente di raggiungere il risultato è tanto semplice quanto subdolo perché si basa – come in tanti altri settori – sulla gestione della paura:
- prendete un titolo in salute.
- cominciate a parlare non di fatti (flessioni di quote di mercato, “flop” di un prodotto, sanzioni miliardarie che colpiscono la liquidità dell’azienda) ma di sogni – anzi, di incubi: “va troppo bene per continuare così”, “c’è diffidenza sulla capacità di innovare”, “sarebbe opportuno puntare su titoli in ascesa”.
- fate in modo che gli investitori professionali comincino a fare cassa, vendendo massicce quantità dei titoli che hanno in portafoglio, provocando la reazione isterica degli altri che, alle prime avvisaglie di flessione, si precipiteranno a vendere.
- a questo punto, assistete immobili, per qualche tempo, al crollo del titolo e quando “OK, il prezzo è giusto” ricompratelo, facendolo salire nuovamente.
- avete vinto, così, un altro giro sulle montagne russe della speculazione finanziaria.
Una nota finale sull’ennesimo abuso delle statistiche.
A sostegno delle sue tesi, l’articolo di Business Insider porta un argomento basato sul classico errore (o trucco) chiamato post hoc, ergo propter hoc:
Negli ultimi tre giorni a Wall Street sono saliti soprattutto titoli dei settori media, generi di consumo e trasporti, che finora erano stati trascurati dal rialzo, mentre i tech hanno sofferto per vendite diffuse.
Non c’è nessuna relazione causale – o, meglio, l’articolo non la dimostra – fra la crescita di alcuni titoli e la flessione di altri e fra la caduta dei titoli high-tech e la minore capacità delle aziende che li hanno emessi. Ma il semplice fatto di accostare eventi non collegati fra loro genera la percezione di un rapporto di causa-effetto.
In un esame di statistica, questo porterebbe a una bocciatura immediata e senza appello.
In un esame sul controllo delle masse e dei mercati, una cosa del genere attribuisce una laura honoris causa.
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