Un articolo su InterLex di Giancarlo Livraghi – gian@gandalf.it
11 ottobre 2000
Devo confessare che quando InterLex mi ha chiesto di ritornare sul tema delle bufale, cioè della perenne moltiplicazione di “notizie” bislacche e infondate a proposito dell’internet, sono stato preso da un senso di nausea. Che noia, diranno i lettori, è sempre la stessa storia. Hanno ragione. Ma il fenomeno continua a ripetersi con una frequenza ossessionante. Con un ritorno in pompa magna del diavolo in persona.
Per il solo fatto di parlarne si corrono parecchi rischi. Uno è essere considerati ipercritici – o “nemici” dei giornalisti. Lasciatemi ripetere che non sono né l’uno, né l’altro. Non ho alcuna antipatia per i giornalisti come categoria. Sono anch’io, a modo mio, un “giornalista”. Anche se da molti anni non sono più iscritto all’albo (e ne vorrei l’abolizione) non ho mai smesso di scrivere. Mi limito a constatare, quando è necessario, che alcuni fanno male il loro mestiere. Specialmente quando si tratta dell’internet.
Un altro rischio è essere “classificati” in ogni sorta di turpitudini. Così come essere contrari alla pena di morte diventa la difesa di Caino, parlare di libertà di informazione e comunicazione può voler dire essere classificati come amici di una varietà di criminali. Nazisti, pornografi, violentatori di bambini… o “pirati” (parola usata in una tale varietà di significati che non si sa più che cosa voglia dire).
Un terzo è fare la fine del grillo parlante. In un mondo di pinocchi volano facilmente i martelli.
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