Vent’anni fa, a novembre del 1997, compariva sugli scaffali delle librerie italiane un libro fuori dal comune. Si intitolava Spaghetti Hacker e raccontava la storia degli hacker italiani.
di Andrea Monti – Key4Biz.it del 3 novembre 2017
Spaghetti Hacker è un libro che racconta la storia degli hacker italiani e della “via” italiana allo hacking e che, ancora oggi, è l’unica “osservazione partecipante, l’unica indagine sul campo, su quello che si chiamava “underground telematico”.
Lo scrissi insieme a Stefano Chiccarelli, pionere delle telematica pre-internet, uomo primitivo (nel senso che “c’era” prima degli altri) della sicurezza informatica e – oggi – imprenditore di successo nel campo, con l’idea di pubblicare un manuale tecnico-giuridico sull’hacking. Ma progressivamente, man mano che la scrittura procedeva, il libro si impadronì degli autori e decise che no, non di tecnica si doveva parlare, ma di persone.
Fu così che Spaghetti Hacker ci impose di incontrare fisicamente i nickname e gli alias del nostro mondo, tutt’altro che virtuale, per documentare il loro personalissimo rapporto con la comunicazione elettronica interattiva.
Questa fu la chiave del successo di un libro che, in un’epoca in cui Amazon era solo americana e i libri si potevano ordinare solo in libreria, vendette circa diecimila copie e che diventò il manifesto di una generazione.
Nel corso degli anni, infatti, Stefano ed io abbiamo incontrato tantissime persone che avevano letto il libro – e tante ci hanno scritto – accomunate dalla stessa esclamazione: “grazie a Spaghetti Hacker ho capito che ero un hacker e non sapevo di esserlo!”.
Ma che fine hanno fatto le persone – alcune chiaramente riconoscibili, altre ancora oggi anonime – che hanno raccontato le loro storie di hacking?
A distanza di vent’anni, con la crudeltà che solo la Vita sa manifestare, molti sogni sono stati infranti e molte illusioni sono rimaste tali. Qualcuno è scomparso, altri non se la passano benissimo e altri ancora, partiti da posizioni “estreme” su ciò che oggi si chiamerebbe “disobbedienza” e “anarchia”, ora fanno gli intellettuali “organici” al “sistema”. Niente di male, per carità, tutti hanno diritto di cambiare idea… al momento giusto.
Un giovane e promettente matematico, esperto di crittografia e analisi della spazzatura, ha girato il mondo, scritto libri di sicurezza e programmazione ed ha partecipato a decine di TEDx talk. Dopo tanto girovagare è tornato a casa, non nella sua città, però, dove continua ad approfondire temi che sono troppo complessi da capire per la maggior parte degli umani, con l’eccezione sua e dei suoi “simili”.
Un saggio, colto e intelligente ricercatore – laureato in matematica e fisica – è ancora lì, nel suo laboratorio di telecomunicazioni. Come “testimone oculare” dell’arrivo dell’internet in Italia ha ancora molto da raccontare, quando sarà il momento.
L’amministratore delegato di una nota azienda tecnologica mi ha diffidato dal dire che il libro parla anche di lui: siamo amici, ma non so quanto stesse scherzando. Spero quindi che queste righe non mi fruttino una querela!
Un giovane laureato in giurisprudenza, che rimase “folgorato” da Spaghetti Hacker, ora è uno dei pochi professori universitari ad occuparsi con cognizione di causa delle tecnologie dell’informazione e un valente avvocato.
Un bravo programmatore di videogiochi per Commodore 64, poi diventato esperto di sicurezza, fu stritolato in una vicenda di spionaggio informatico più grande di lui. Conobbe il carcere ma superò con grande forza d’animo le difficoltà del ritorno alla famiglia, al lavoro e alla vita.
Potrei continuare a lungo raccontando le storie dei personaggi di cui parla il libro, e qualche “verità” su certi fatti di cronaca. Ma è meglio fermarsi qui, anche perché altrimenti “brucerei” il materiale per il sequel .
Vi basta sapere che gli Spaghetti Hacker, a differenza dei Jedi, dopo vent’anni sono ancora vivi. E che sono ancora innamorati dei computer.
Dei vostri computer.
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