Linux&Co n.ro 19
di Andrea Monti
Tempi oscuri si preparano per l’Open Source italiano. Lo scorso 22 agosto è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale il famigerato regolamento previsto dall’art.10 L.24800 (quello che rende obbligatorio il bollino anche per i supporti che contengono software) e il risultato lascia letteralmente esterreffatti. Raramente in un provvedimento normativa della Repubblica è stato dato di riscontrare un pastone così sfacciato di ignoranza tecnica, interessi di parte e indifferenza per le istanze provenienti dalla comunità degli operatori priva di “santi in paradiso”. Perchè i soliti noti hanno avuto modo e maniera di intervenire pesantemente in fase preparatoria Dalle prossime righe sarà anche evidente perchè il testo di questo regolamento sia stato “secretato” gelosamente” dalla Presidenza del consiglio, tanto da far dichiarare in un convegno pubblico organizzato dal LUG Roma all’Università La Sapienza: – all’on.Altea (il relatore della legge 248) che nemmeno a lui ne hanno dato una copia – al dott. Agoglia (relazioni esterne SIAE) di avere visto soltanto una bozza e di non avere idea di quello che sarebbe stato il testo definitivo Persino i tentativi di contatto con l’Autorità delle comunicazioni e con la Presidenza del consiglio non hanno avuto alcun esito, infrantisi malamente su un muro di gomma improvvisamente induritosi oltre ogni misura. Cominciamo con l’ignoranza tecnica. Nella gerarchia delle fonti del diritto il regolamento “sta sotto” la legge ordinaria. Questo significa che se la legge fissa dei principi, il regolamento li può solo attuare e non modificare. Questo in teoria, perchè in pratica le cose vanno molto diversamente. Come è universalmente noto, il nuovo art.181 bis della legge sul diritto d’autore stabilisce espressamente che Ai sensi dell’articolo 181 e agli effetti di cui agli articoli 171-bis e 171-ter,
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