Originariamente pubblicato da Infosec.News
Riccardo Luna da conto su Repubblica.it delle parole di Ursula von der Leyen pronunciate nel discorso di apertura del Web Summit a Lisbona, che segnano la fine di una colossale ipocrisia, quella secondo la quale esisterebbero due mondi, un reale dove (più o meno) si applicano determinate regole e uno “virtuale” dove tutto è lecito.
In realtà non è mai stato così perché è sempre stato possibile applicare norme vigenti a comportamenti veicolati dalla rete. Un “vai a quel paese” rimane tale sia detto “in presenza”, sia “mandato a dire” via messenger. I problemi, semmai, riguardano il modo di fare le indagini, celebrare i processi e applicare le sanzioni. Mentre, tuttavia, nel corso degli anni siamo stati sommersi da un’ondata di norme ridondanti, inutili e mal scritte, poco o nulla è stato fatto per consentire a magistratura e forze dell’ordine di indagare efficacemente e alle vittime di ottenere giustizia. Per rendersene conto basta fare la domanda (scomoda) al Ministro delle giustizia pro tempore sul rapporto fra denunce che coinvolgono reti e computer, archiviazioni disposte per “impossibilità di continuare le indagini” e sentenze di condanna. Continue reading “La Commissione UE, la responsabilità personale online degli utenti e l’inefficienza della giustizia digitalizzata”
Possibly Related Posts:
- Adesso è scontro tra Apple e Londra sull’accesso ai dati dei cittadini. Perché è importante
- Le protesi bioibride sono un altro passo verso l’Uomo Bicentenario?
- La resa di Apple al governo inglese rimette in discussione il senso dei servizi cloud?
- Così l’Intelligenza artificiale potrebbe evitare un nuovo caso Sinner
- Dopo Huawei e TikTok, è DeepSeek la nuova minaccia per la sicurezza nazionale Usa?