CTOSE: dalla Commissione Europea arriva uno standard per le indagini online

di Andrea Monti – PC Professionale n. 148

Allo studio una metodologia per la raccolta, conservazione e analisi delle “digital evidence”. Un difficile equilibrio tra tutela della riservatezza e indagini della polizia.
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Armani.it. Un dominio su misura.

Interlex n.ro 261

di Andrea Monti

Con la sentenza 0634-2003, il tribunale di Bergamo, I sez. civile , ha ordinato la cancellazione della parola “armani” nel nome a dominio registrato dal convenuto, inibendo allo stesso “l’uso della parola “armani” come nome a dominio, ove non accompagnata da elementi idonei a differenziarla dal marchio “Armani””.
La ratio della decisione sta nel fatto che il nome a dominio “armani.it”, registrato a fini commerciali da un incisore di nome Luca Armani (che tramite il dominio pubblicizzava i propri servizi e prodotti), lede i diritti del sarto Giorgio Armani. Essendo quest’ultimo titolare di un marchio celebre e meritevole quindi della “tutela allargata” a categorie merceologiche diverse da quelle per le quali il marchio è stato registrato.
In sostanza, il giudice ha fatto questo ragionamento: imprenditore celebre il sarto, imprenditore sconosciuto l’incisore, l’incisore “sfrutta” l’omonimia e ci guadagna “a prescindere”, come diceva Totò. Nessuno scandalo, dunque, che il giudice abbia ritenuto degna di tutela la posizione giuridica dell’Armani-sarto.
Desta invece qualche perplessità il modo in cui il giudice ha garantito la tutela al segno notorio, stabilendo la cancellazione della parola “armani” dal dominio in questione. Notoriamente un controsenso tecnico, visto che un dominio di secondo livello deve necessariamente contenere dei caratteri alfanumerici. Non è possibile “tenere in piedi” un dominio con il solo cTLD (.it, nel caso di specie). Per di più, dopo avere disposto la cancellazione della parola Armani dal nome a dominio, il giudice ne vieta l’utilizzo in assenza di altri elementi che lo distinguano dal marchio per il quale si invocava tutela. Il che è frutto di una palese contraddizione, perché se la parola Armani è stata cancellata dal nome a dominio, non può, evidentemente, essere usata con le modalità appena descritte.
E’ inoltre opportuno soffermarsi su un passaggio della motivazione che si occupa del valore giuridico delle regole di naming. Il cui vigore viene limitato, ancora una volta, al mero funzionamento interno del sistema di gestione dei nomi a dominio, senza che a queste possa attribuirsi una qualche cogenza giuridica esterna al proprio contesto operativo. “Le regole di naming dettate dalla Naming Authority – scrive il giudice – e cioè quelle che stabiliscono la procedura per l’assegnazione dei nomi a domino, costituiscono mere regole contrattuali di funzionamento del sistema di comunicazione delle rete Internet, di carattere amministrativo interno, che non possono essere utilizzate dal giudice atteso che l’autorità giudiziaria è chiamata ad applicare la legge e non una normativa amministrativa interna”.
Dunque, per il giudice bergamasco le regole di naming sono un contratto e non, come si è spesso sostenuto, un atto unilaterale dell’assegnatario che “spontaneamente” chiederebbe di ottenere l’assegnazione di un certo indirizzo. E come è noto, la (riaffermata) natura contrattuale delle regole di naming pone dei seri problemi di tenuta dell’attuale sistema delle registrazioni.

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Prime impressioni sul rapporto della “Commissione Meo”

Interlex n.ro 258

La pubblicazione dei risultati del lavoro della Commissione Meo è un evento sicuramente centrale nello sviluppo di una cultura istituzionale dell’open source. Finalmente, a quasi quattro anni dal primo invito rivolto alle Istituzioni ad affrontare il tema (vedi E’ compito delle istituzioni pubbliche liberarci dalla schiavitù elettronica, presentato al Forum per la società dell’informazione voluto dalla Presidenza del Consiglio nel “lontano” 1999) un documento ufficiale traccia una linea guida e propone strategie a un interlocutore al quale, ora più che mai, si adatta l’antica sfida: hic Rhodus, hic saltus.

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Diritto d’autore e copia privata. La nuova norma esclude il software e penalizza gli utenti

di Andrea Monti – PC Professionale n. 147

Duplicare software, per uso personale, diviene un reato sanzionabile penalmente. Nel mirino del decreto i software di masterizzazione che eludono le protezioni anticopia
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La catena delle responsabilità nella diffusione dei dialer

Interlex n.255

di Andrea Monti

Gli archi di numerazione a tariffazione differenziata (899, 709 ecc.) sono uno strumento potenzialmente utile per risolvere l’annoso problema del “come” pagare in sicurezza le transazioni online. Grazie all’addebito in bolletta, infatti, potrebbero essere evitati molti dei problemi reali (identificazione del cliente) e presunti (frodi e altre “apocalissi informatiche”) che affliggono chi vuole fare business tramite la rete.
La realtà, per lo meno quella che finisce in cronaca, racconta tuttavia una storia diversa, fatta – se non di truffe – di comportamenti “disinvolti” in qualche caso al limite del penalmente rilevante.
Assistiamo così, periodicamente, a servizi giornalistici o televisivi che, reinventando la ruota, denunciano questo o quel caso “a effetto” senza però fornire concreti elementi di valutazione delle responsabilità anche giuridiche dei soggetti coinvolti.

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Il calvario della legge sul diritto d’autore

di Andrea Monti – PC Professionale n. 146

Un decreto legislativo estende ai supporti per la memorizzazione dati il principio dei compensi per i danni causati da copie private. Aumentano i prezzi di Cd-R, Dvd, Dvhs.
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Una causa fra Sco e IBM riporta Unix in tribunale e mette sotto accusa l’open source

di Andrea Monti – PC Professionale n. 145

Secondo Sco, Linux deve i suoi risultati alla cannibalizzazione di Unix incoraggiata da IBM che negli anni avrebbe investito a vantaggio delle proprie applicazioni su Linux
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Fiduciary License Agreement. Una gabbia per imprigionare il free software?

Linux&Co n.ro 31

di Andrea Monti

Lo scorso 4 febbraio la Free Software Foundation Europe ha rilasciato il Fiduciary License Agreement (FLA)http://www.fsfeurope.org/projects/fla/FLA-1.0.en.pdf, un contratto grazie al quale viene trasferita all’associazione una consistente parte dei diritti d’autore originariamente proprietà di chi ha sviluppato il software con licenza GPL. Lo scopo dell’iniziativa (in teoria) è garantire una più efficace protezione innanzi tutto del software libero e poi dei diritti dei singoli programmatori. Che, secondo la FSF Europe, ben difficilmente potrebbero far valere da soli le proprie ragioni in caso di abusi compiuti da terzi che riutilizzano illecitamente un software GPL[1].

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Non si proteggono i minori creando nuovi mostri

Interlex n. 248

La notizia del ragazzo suicidatosi all’arrivo dei Carabinieri che – nell’ambito dell’ennesima indagine anti “pedofilia online” – dovevano eseguire un decreto di perquisizione e sequestro è rapidamente scomparsa dalle cronache. E non sembra avere stimolato riflessioni che, visti i fatti e, soprattutto, quelli che in cronaca non finiscono, sarebbero invece doverose. Sarebbe innanzitutto da ricordare che la legge 269 punisce a vario titolo la diffusione (impropriamente definita divulgazione, che in italiano significa altro) di immagini pornografiche prodotte mediante lo sfruttamento sessuale dei minori.

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Bollino Siae e smart card clonate: nuove modifiche vecchi problemi

di Andrea Monti – PC Professionale n. 144

In molti casi è stato eliminato l’obbligo di apposizione del bollino Siae sui Cd contenenti programmi, mentre cambiano le sanzioni per chi duplica smart card per la Pay TV.
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Quanto sono legali portscan e war driving?

ICT-Security n.ro 11 del 07-03-03
di Andrea Monti

La sperimentazione sul campo e la disponiblità di dati attendibili sono elementi essenziali per qualsiasi ricerca scientifica e in particolare per quanto riguarda la sicurezza informatica. Un settore nel quale non si può (o non si dovrebbe) correre il rischio di basare le proprie scelte su dati parziali e privi di valore statistico a prescindere dall’autorevolezza dell loro fonte.

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Qualche ipotesi di lavoro per la commissione open source.

Linux&Co n.ro 29

di Andrea Monti

Dopo più di tre anni dalla presentazione al Forum per la società dell’informazione presso la Presidenza del consiglio del documento “E’ compito delle istituzioni liberarci dalla schiavitù elettronica” (http://www.alcei.it/news/cs990128.html) e all’indomani del discutibile ddl Cortiana, e delle altre sconnesse “uscite” dell’opposizione (http://www.interlex.it/attualit/folena.htm http://punto-informatico.it/p.asp?i=42140) è il momento del Governo di cimentarsi sul tema “open source e PA”.
La risposta alle ripetute istanze della società civile arriva sotto forma dell’istituzione di una commissione “per l’open source” (http://www.interlex.it/pa/commissione.htm) della quale, come è noto, si conosce il nome del solo presidente (peraltro, una scelta di valore: il prof. Angelo Raffaele Meo). Mentre non si conoscono l’identità degli altri componenti e il funzionamento della neoistituita struttura, il che – detto per inciso – non mi sembra nemmeno sbagliatissimo. Visto il tema delicato, open source e PA, è facile immaginare che i componenti di questa commissione saranno bersagliati dalle azioni dei lobbisti più agguerriti. Una volta tanto, dunque, un po’ di anonimato potrebbe non guastare.
Questa legittima esigenza, però, non dovrebbe far venire meno la trasparenza nell’operato degli esperti. Sarebbe veramente un caso di triste umorismo involontario vedere una commissione per l’open source che tiene “chiuse” le informazioni che la riguardano.
Boutade a parte, tuttavia, la considerazione non è banale perché riguarda il modello (che si potrebbe definire, appunto “aperto”) di partecipazione al processo di formazione delle leggi e dell’indirizzo politico che uno Stato dovrebbe o potrebbe darsi. Ovviamente non sto vagheggiando improbabili (e pericolose) forme di democrazia diretta ma, più semplicemente, ipotizzo uno scenario nel quale – su questioni molto tecniche – le Istituzioni possano accedere al notevole patrimonio di conoscenza disponibile (gratis) sul territorio acquisendo informazioni e punti di vista che diversamente non avrebbero avuto o avrebbero dovuto pagare a caro prezzo. E che non si tratti di speculazioni teoriche lo ha dimostrato la pregevole iniziativa dell’AIPA che all’epoca delle normazione sulla firma digitale aprì delle vere e proprie consultazioni pubbliche per raccogliere l’opinione della comunità degli esperti.
Bene, questa commissione per l’open source potrebbe rappresentare un vero e proprio “laboratorio” per approfondire un metodo di lavoro già timidamente applicato in passato. Il primo auspicio, dunque, è che la commissione non lavori con quell’approccio arrogantemente esclusivo che sta caratterizzando altre importanti riforme. Come il recepimento delle direttiva sul commercio elettronico e sul diritto d’autore (sui cui problemi vedi “Provider e responsabilità nella legge comunitaria 2001” – http://www.alcei.it/documenti/cs020619_it.htm).

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Quali leggi per l’open source

di Andrea Monti

Mi sembra una necessità fondamentale che la pubblica amministrazione utilizzi sistemi operativi, applicazioni e formati trasparenti, compatibili, senza aggravi di costi per i cittadini e nel rispetto della loro privacy.

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Firma digitale e sicurezza di carta

Interlex n.ro 245

di Andrea Monti

Due vulnerabilità in qualche mese: quella relativa alla sottoscrizione di file Microsoft Word contenenti campi dinamici e quella sulla “certificazione dei certificati” di cui si parla in questo numero. Questo è il poco invidiabile primato raggiunto dal “sistema firma digitale” italiano che rischia di mettere in discussione certezze giuridiche, investimenti miliardari e soprattutto il processo di innovazione della PA.

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Aste online, duplicazione abusiva e responsabilità dell’acquirente

di Andrea Monti – PC Professionale n. 143

Un fatto di cronaca porta alla ribalta il tema delle sanzioni amministrative per chi detiene software illegale. Facciamo chiarezza su a chi spetta cosa.
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A chi giova la “sicurezza di carta”?

ICT-Security n.ro 10 del 10-02-03

Il worm che si è diffuso poco tempo fa sfruttando a un bug di Microsoft SQL2000 ha provocato disagi tutto sommato contenuti. Grazie anche alla (relativamente) scarsa diffusione dei prodotti della casa di Redmond sul mercato server1. Ma offre lo spunto per qualche riflessione che vada al di la’ della banale affermazione costantemente ripetuta secondo cui questa volta Microsoft non c’entra perché ha rilasciato la patch, è colpa degli amministratori negligenti che non la hanno installata, o una delle sue declinazioni2.

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Attendibilità dei sistemi di computer forensic

ICT-Security n.ro 9 del 10-01-03

di Andrea Monti

Attualmente nei processi è molto frequente che il pubblico ministero chieda che vengano considerate “prove”:

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Tribunale di Avezzano: diffamazione on line e falsificazione di comunicazioni

di Andrea Monti – PC Professionale n. 142

Una delle prime sentenze che fa chiarezza su quando ci si può appellare al reato di falsificazione di comunicazioni informatiche e quando no.
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Dovresti fidarti del tuo venditore di software?

Linux&Co n.ro 30

di Andrea Monti

Trustworthy computing è lo slogan coniato dalla Microsoft per definire il “nuovo” approccio alla sicurezza che caratterizzerà le proprie future applicazioni. E che, per usare le parole di Umberto Paolucci, vice president della casa di Redmond, consiste nel raggiungere lo stesso livello di affidabilità del telefono o dell’elettricità tramite sistemi autogestibili, semplificazione nei processi di gestione e dando maggiore priorità alla sicurezza rispetto alla semplicità e all’introduzione di nuove funzioni [1] Superata la cortina fumogena delle “frasi a effetto”, però, è abbastanza evidente che la proposta è tutt’altro che nuova, innovativa, funzionale e coerente. Vediamo perché.

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Quale “fiducia” per la sicurezza?

ICT-Security n.ro 8 del 07-01-03

di Andrea Monti

Lo scorso 27 novembre, a Roma, Microsoft Italia ha organizzato un convegno dal tenore molto istituzionale al quale hanno partecipato eminenti personalità politiche (il Ministro Gasparri, l’ambasciatore americano a Roma) e aziendali (su tutti, Umberto Paolucci di Microsoft). Al di là delle pur pregevoli presentazioni (menzione particolare per quella, molto interessante, sul servizio di abuse desk presentata da Albacom), i due “argomenti caldi” dell’evento sono stati la presentazione in anteprima dei risultati della ricerca condotta dal Forum delle tecnologie dell’informazione insieme all’Università Bocconi di Milano e l’esposizione dei “nuovi” e discutibili principi della “sicurezza secondo Microsoft” (tema poi ripreso dallo stesso Paolucci nell’ambito del successivo convegno organizzato dal Garante per i dati personali il 5 dicembre 2002 – vedi Che bello essere un consumatore anonimo! di Manlio Cammarata).

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Governare l’online. All’italiana

PuntoCom

di Andrea Monti

I cambiamenti nell’internet governance italiana verificatisi nel 2002 sono, essenzialmente, caratterizzati dalla “assenza” delle Autorità indipendenti e, viceversa, dal massiccio ingresso del Governo nella gestione della Local Internet Community (vedi la questione Naming/Registration Authority punto.com 20.12.2002) e nell’adozione di provvedimenti di “occupazione del territorio”.

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Eucip: una risposta alla domanda di professionisti qualificati nel mondo Ict

di Andrea Monti – PC Professionale n. 141

Novità dal fronte della formazione professionale del mondo ICT. In arrivo una certificazione europea
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Consumatori e Operatori di Tlc: l’Autorità per le comunicazioni “apre” alla giustizia privata

di Andrea Monti – PC Professionale n. 140

Nelle controversie con gli operatori di Tlc ci si può rivolgere all’Autorità per le Comunicazioni invece che al Tribunale, previo tentativo di conciliazione.
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Il grande fratello del copyright

PuntoCom

di Andrea Monti

Dopo mesi di inspiegabile (ma ben comprensibile a posteriori) “secretazione” nelle stanze della Presidenza del consiglio, lo scorso 22 agosto è stato finalmente pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale il decreto delle Presidenza del consiglio dei ministri n.338/01 che (in teoria) detta le regole per la gestione del famigerato “bollino SIAE”.
Reso obbligatorio anche per i software e le applicazioni multimediali dalla recente L.248/00 (nuove norme in materia di diritto d’autore).

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Le nuove norme sulla garanzia per i prodotti consumer fanno discutere

di Andrea Monti – PC Professionale n. 138

L’articolo pubblicato sul numero di giugno di PC Professionale, relativo all’entrata in vigore della nuova normativa sulla garanzia per i prodotti consumer, ha suscitato notevole interesse fra i lettori. Abbiamo dunque pensato di approfondire il tema. È importante determinare lo spazio di applicazione della nuova normativa che si riferisce ai beni di consumo oggetto di contratto di vendita, permuta, somministrazione, appalto, opera e, più in generale, a tutti quei contratti finalizzati – a prescindere dalla forma – a fornire all’utente finale i beni in questione (non tutti, però, visto che ci sono delle eccezioni). Un altro elemento importante è sapere esattamente con chi “bisogna prendersela” in caso di problemi.
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Era meglio non andare in vacanza!

di Andrea Monti

Oppure era meglio non tornare affatto. Se avessi saputo che prendermi qualche giorno di riposo avrebbe scatentato questo putiferio, me ne sarei guardato bene!

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Emanate le norme tecniche per la firma digitale… e adesso?

Computer Programming n.ro 81 del 21-09-02

Prima di analizzare dettagliatamente il testo del DPCM (che non è uno standard per la compressione audio ma significa “Decreto Presidente Consiglio Ministri” ) di cui sopra è bene chiarire da subito qualche equivoco suscitato, più o meno in buona fede, da “disinteressati” operatori del settore dicendo cosa non è e cosa non fa la firma digitale.

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Too many secrets

Computer Programming n.ro 78 del 21-09-02

Sempre rimanendo in tema di cinema, quelli di voi che hanno visto I signori della truffa il film con Robert Redford e Dan Aykroyd (a proposito, consiglio a chi non lo ha fattodi rimediare subito) riconosceranno nel titolo di questo pezzo l’anagramma di Setec Astronomy il nome in codice del progetto supersegreto che celava l’esistenza di un cripto-chip in grado di rompere qualsiasi algoritmo di cifratura. Questa citazione non è soltanto un vezzo stilistico, ma il riassunto dello stato attuale della “galassia crittografia”.

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Numero 999.999

Computer Programming n.ro 74 del 21-09-02

di Andrea Monti

Il clamore suscitato dall’indagine dello scorso tre settembre sui presunti pedofili si è attenuato (almeno spero) ma la gravità dei problemi rimane. Per questo motivo torno ad occuparmi del tema, cedendo la penna (o la tastiera) a Giancarlo Livraghi, che in quel periodo ha diffuso i due articoli che seguono.

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La “guerra santa” non legittima l’istigazione a delinquere. E non c’è rete che tenga.

Computer Programming n.ro 76 del 21-09-02
di Andrea Monti

La notizia è pubblicata sul “Corriere della Sera” del 13 novembre scorso: un sacerdote del siracusano – già noto per le sue crociate anti-pedofili culminate nella denuncia di siti contenenti materiale osceno, sconsolato per la pochezza dei risultati (operazioni internazionali che scovano quattro gatti, per di più solo “guardoni”) decide – in ossequio alla universale massima filosofica “chi fa da sé, fa per tre” – di farsi giustizia da solo… beh, quasi, visto che per raggiungere lo scopo avrebbe radunato una quarantina di (sedicenti) hacker.

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Una controversia in materia di copyright “spegne” un sito istituzionale

di Andrea Monti – PC Professionale n. 136

Secondo la legge sul diritto d’autore, chi realizza un sito per la Pubblica Amministrazione cede a quest’ultima i diritti sull’opera d’ingegno commissionata. Il 20 aprile 2002 un provvedimento d’urgenza del Tribunale di Pescara ha oscurato il web istituzionale del Comune di Francavilla al mare in provincia di Chieti. La decisione è stata motivata da una controversia sulla titolarità dei diritti d’autore sul sito dell’amministrazione pubblica, citata in giudizio dalla web agency che si afferma titolare dei diritti d’autore sul sito. Nella fase cautelare, dove il giudice adotta dei provvedimenti temporanei per evitare il prodursi o il protrarsi di danni gravi ed irreparabili senza entrare specificamente nel merito della vicenda, è stato appunto ordinato di sequestrare le pagine “incriminate”, in attesa che il successivo processo consenta di risolvere definitivamente la questione.
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Venti mesi per fare Ping

Interlex n. 218

Stando alle cronache dell’operazione che ha coinvolto siti internet dai nomi blasfemi, agli inquirenti sarebbero stati necessari ben venti mesi per rintracciare gli intestatari dei nomi a dominio. Un’affermazione che solletica certamente la curiosità di chi si occupa di computer forensic. E che ben sa quanto complesse possano essere le indagini che coinvolgono la rete.

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Recepita la direttiva comunitaria sulla garanzia dei prodotti. Guai in vista per le software house

di Andrea Monti – PC Professionale n. 135

La copertura di garanzia sui prodotti per i consumatori viene estesa a due anni. La norma si applica sugli acquisti effettuati dopo il 30 giugno. Il Decreto Legislativo 2 febbraio 2002, n. 24 “Attuazione della direttiva 1999/44/CE su taluni aspetti della vendita e delle garanzie di consumo” è stato pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 57 del 8 marzo 2002 – Supplemento Ordinario n. 40. Si tratta di un provvedimento molto importante perchè rivoluziona il regime giuridico della garanzia dei prodotti destinati ai consumatori, stabilendo l’estensione del periodo di copertura a due anni e responsabilizzando anche la catena distributiva per i difetti strutturali del prodotto.
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I sistemi anticopia: è questa la soluzione?

I sistemi anticopia: è questa la soluzione?

di Andrea Monti

– Tutti i diritti a Dirittodautore.it

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Open source: un sistema contro la duplicazione abusiva di software?

Open source: un sistema contro la duplicazione abusiva di software?

di Andrea Monti

Tutti i diritti a Dirittodautore.it 03/06/02

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Ripensare l’open source?

Linux&Co n.ro 24

di Andrea Monti

L’open source stenta a spiccare il salto di qualità di cui avrebbe bisogno per competere da pari a pari con gli altri protagonisti del settore ICT. Una delle ragioni di questo stallo è sicuramente l’assopimento culturale del progetto che si è addormentato oramai da qualche anno. Persino in importanti conferenze rivolte ad aziende e pubbliche amministrazioni si continua ancora oggi a parlare secondo quelli che sono diventati dei veri e propri dogmi. Che non possono essere messi in discussione senza essere accusati di eresia. Anche quando, come nel caso della proposta di legge sul software libero, ci sono fortissime perplessità sulla ragionevolezza di certe scelte. O anche nel caso, vedi la questione Mandrake/Staroffice, in cui si evidenziano precise scelte commerciali che sono in rotta di collisione con le “dichiarazioni di principio” che dovrebbero essere la “Carta costituzionale” del software libero.

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Meta-tag e concorrenza sleale: si pronuncia il tribunale di Milano

di Andrea Monti – PC Professionale n. 134

Chi inserisce parole nascoste in una pagina web per indirizzare a suo favore i risultati dei motori di ricerca è responsabile di concorrenza sleale. Con un’ordinanza depositata l’8 febbraio 2002 la prima sezione civile del tribunale di Milano ha affrontato il tema dell’abuso di meta-tag. Cioè del comportamento di chi inserisce parole “nascoste” in una pagina web che “forzano la mano” ai motori di ricerca, in modo che cercando il prodotto A si arrivi al web del prodotto B.
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Un seminario al Parlamento Europeo per parlare di open source ed e-government

di Andrea Monti – PC Professionale n. 133

I sostenitori del modello open source discutono con i rappresentanti di Microsoft l’impiego del software proprietario nell’amministrazione dello Stato.
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Ma demonizzare Internet non serve. Ed è sbagliato

di Andrea Monti

La campagna di demonizzazione dell’Internet continua ancora oggi senza posa. Strumentalizza il tema della “tutela” dei minori associando alla rete false “patenti” di pericolosità e ingenerando nelle persone la paura che essere online significhi esporsi a chissà quali pericoli. E allora via così, dimenticando – in nome del mostro tecnologico – le tragedie quotidiane che si consumano nella più assoluta indifferenza all’interno delle mura famigliari o delle scuole.
Quando si cominciò a parlare di “minori” online – era più o meno il 1996 – di bambini in realtà non ce n’erano per niente (e mai ce ne saranno, considerato che l’interesse per la rete “arriva” con l’adolescenza). Ma ciò nonostante furono da subito evidenti le scelte che stavano maturando a livello politico: censura indiscriminata e “filtraggio” dei contenuti, magari grazie al “generoso” e “disinteressato” supporto di qualche multinazionale.
Certo, ci sono state anche alcune voci controcorrente (vedi la famosa “carta di Desenzano”, o l’intervento presentato da Alcei in un incontro organizzato dal Consumer Forum Intergroup a Strasburgo). Che hanno spiegato come non si possano abbandonare i bambini a loro stessi, e come il ruolo delle famiglie e degli educatori nella formazione dei più deboli sia irrinunciabile. Così come non si dovrebbe lasciare un bambino solo davanti ad un televisore, allo stesso modo lo si dovrebbe assistere quando usa un computer. E non solo – se proprio vuole – per fargli usare la rete, considerato che se di pericoli si vuole proprio parlare, allora si dovrebbe dare un’occhiata anche ai contenuti di certi videogiochi liberamente venduti nei centri commerciali. Sarebbe facile, a questo punto, invocare il ritiro di questi prodotti dagli scaffali. Facile quanto sbagliato, perché la soluzione, ancora una volta, non è “vietare”, ma educare – specialmente i genitori.
Nulla di tutto questo è giunto alle orecchie del potentissimo fronte comune – composto da novelli Torquemada, cinici imprenditori e politicanti succubi dei movimenti di piazza – che ancora una volta ha giurato guerra all’internet. Sull’onda di una sistematica fomentazione di isterismo provocata dai mass-media l’Italia ha approvato – nel 1998 – la legge 269. Che a sentire i suoi ispiratori avrebbe dovuto risolvere anche il problema della “pedofilia online”. Ma le “clamorose” indagini che invasero giornali e televisioni si sono risolte in bolle di sapone. Grande spreco di uomini e mezzi per denunciare qualche decina di persone che – si legge nei capi di imputazione – sarebbero al più colpevoli di avere scaricato qualche immagine pornografica. Mentre i mostri veri sono ancora in libertà. 
Fortunatamente non ha avuto grande attuazione pratica la proposta di stabilire un sistema generalizzato di filtraggio e classificazione dei contenuti online (pensate a dover mettere d’accordo sulla definizione di “contenuto illegale” un arabo musulmano, uno svedese e un italiano). Che avrebbe messo in piedi un gigantesco apparato per “etichettare” qualsiasi cosa. Con ciò arrogandosi il potere di stabilire il “valore” di un contenuto e dunque della manifestazione del pensiero di ciascuno di noi. Infine, alcuni motori di ricerca hanno “discretamente” attivato dei sistemi anonimi di rimozione dei contenuti. Come dire… la coscienza è a posto e i soldi non puzzano.

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Legge comunitaria e diritto d’autore: Law on Demand?

Ha concluso l’iter parlamentare la legge comunitaria, il grande calderone nel quale si mescolano le disposizioni per il recepimento delle direttive europee.
Non ostante l’Italia non abbia mai brillato per tempestività in questi adempimenti (ci sono voluti cinque anni per recepire la direttiva 90/388 che liberalizzava il mercato delle TLC), con l’istituzione della “comunitaria”  si è raggiunta una parvenza di efficientismo e ora sono state prese in considerazione anche le famigerate direttive 2000/31/CE (commercio elettronico) e 2001/29/CE (diritto d’autore). La prima, con la scusa di “razionalizzare” il settore e “garantire maggiore tutela” dei diritti dei cittadini ha, di fatto, stabilito la responsabilità autonoma del provider per i contenuti ospitati sui propri server. Secondo una formula contorta e ipocrita, che – pur affermando formalmente il contrario – colpevolizza il fornitore di servizi che, dopo essere stato informato (da chi? in che modo?) della presenza di contenuti illeciti (secondo quale legge?) non provvede a rimuoverli.

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Ennesima modifica della legge sui dati personali. Cosa cambia per l’ICT

di Andrea Monti – PC Professionale n. 132

Sarà meno facile negare informazioni con la “scusa” della riservatezza e sarà più regolamentato il meccanismo dello spamming e delle iscrizioni “d’ufficio” alle mailing list.
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Full disclosure. Risorsa o pericolo per la sicurezza?

ICT-Security n.ro 3 del 01-03-02

di Andrea Monti

Sembra essersi spenta – o quantomeno attenuata – l’eco generata dalla polemica “scoppiata” l’anno scorso sull’opportunità di praticare “full disclosure”. Cioè la pubblicazione dettagliata di bug e vulnerabilità che affliggono endemicamente un po’ tutte le piattaforme e gli applicativi del mondo ICT a cura di ricercatori indipendenti. Che divulgano sia l’analisi teorica del problema, sia l’exploit che consente di sfruttare praticamene il “buco” di sicurezza. Ma la questione è tutt’altro che sopita specie perché non è stata affrontata – a quanto mi risulta – dal punto di vista dell’organizzazione aziendale e dei riflessi legali.

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Uno strumento di lavoro: la lettera d’incarico

Linux&Co n.ro 23

di Andrea Monti

E’ un’esperienza comune a molti sviluppatori – specie ai free lance e a prescindere dall’uso di software libero – quella di essere contattati per eseguire un lavoro senza un minimo di formalizzazione dell’incarico. Il risultato è che si lavora praticamente “sulla parola”. Nulla di male quando le cose vanno come devono andare, ma in caso di contestazioni o problemi ecco che ci si trova a rimpiangere di non avere messo “nero su bianco” almeno gli elementi essenziali dell’incarico (con particolare riferimento ai diritti di proprietà intellettuale).
Dall’altro lato, le aziende si trovano spesso in imbarazzo ad operare con i software liberi perché non hanno ben chiaro il modo in cui gestire aspetti cruciali come la proprietà intellettuale o la responsabilità per l’esecuzione del lavoro.
E’ quindi necessario – prima di iniziare un qualsiasi lavoro – chiedere al cliente almeno di firmare una lettera di incarico come quella che leggete qui avanti. Ma attenzione, questa è solo una delle possibili modalità. Ovviamente non va presa e utilizzata così come è, visto che non è certo possibile prevedere quali possono essere le necessità del caso concreto. Certamente, però, rappresenta una buona traccia da seguire per dare un po’ di concretezza alla vostra attività.
Spero che vi sia utile.

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L’importante è non estorcere il consenso

PuntoCom del 05-02-02

di Andrea Monti

L’ennesima riforma della legge sui dati personali ha semplificato (almeno così pare) gli adempimenti relativi ai casi e alle forme di richiesta di consenso al trattamento. In altri termini, ha eliminato il “consenso ovvio”. Anche se il settore del direct marketing sarà oggetto di specifica “attenzione” regolamentare, il nuovo scenario già consentirebbe qualche agevolazione a chi opera online e utilizza il noto schema del “tutto gratis, ma mi dici chi sei e cosa fai”. A condizione di mettere da parte questo approccio, difficilmente compatibile con la normativa, è infatti possibile usare la rete come reale strumento di contatto con la clientela. E per di più senza essere percepiti dall’utenza come degli sgraditi “intrusi”.

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Duplicazione abusiva di software: dal tribunale di Chieti un’assoluzione importante

di Andrea Monti – PC Professionale n. 130

Non basta il sequestro di computer per sostenere l’accusa, occorre esibire anche la copia integrale dell’hard disk al fine di ottenere valore di “prova “ nel corso del dibattimento.
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Dalla Camera di commercio di Milano arrivano gli usi della Rete

PC Professianle n.130 – gennaio 2002

Dalla Camera di commercio di Milano arrivano gli usi della Rete

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“Fare informazione” e “dare informazioni” sono cose diverse

Interlex n. 205

di Andrea Monti

E’ abbastanza facile naufragare nel mare di polemiche suscitate dalla famigerata legge 62/01, specie perché gli argomenti si sovrappongono disordinatamente, aumentando la confusione invece di eliminarla. Mi riferisco in modo particolare alla continua artificiale contrapposizione fra “informazione professionale” (quella dei giornalisti) e “informazione non professionale” (quella del resto del mondo). Contrapposizione nella quale la prima dovrebbe prevalere sulla seconda, sulla base della (presunta) migliore qualità offerta dai giornalisti, delle maggiori garanzie per il pubblico derivanti dalla “vigilanza”, della protezione offerta dal sindacato nei confronti degli “sfruttatori”. Quasi che tutto ciò che non proviene da un iscritto all’Ordine non abbia “dignità informativa”.

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La pubblicazione di informazioni tecniche è “libertà di espressione” anche sul web

di Andrea Monti – PC Professionale n. 129

Lo stabilisce la recente sentenza del tribunale californiano che ha assolto chi aveva diffuso in Rete i codici del DeCSS, il programma per leggere i Dvd.

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Metatag e concorrenza sleale. Dal tribunale di Roma una decisione da “prendere con le molle”

di Andrea MontiWebMarketing Tools n.40/01

L’ordinanza 18/1/2001 della nona sezione civile del tribunale di Roma stabilisce che non è consentito utilizzare il nome di un concorrente come metatag allo scopo di “pilotare” le query sui motori di ricerca dei potenziali clienti.

Il caso riguarda una controversia fra due compagnie di assicurazioni, una delle quali avrebbe inserito il nome della concorrente fra i metatag del proprio sito. In modo che – si dice – che le query sui motori di ricerca restituissero sempre il suo indirizzo anche se dirette verso la concorrente.

L’uso distorto dei metatag è noto oltreoceano da parecchio tempo e infatti ci sono alcuni precedenti che conviene considerare prima di addentrarsi nell’analisi dell’ordinanza italiana. Continue reading “Metatag e concorrenza sleale. Dal tribunale di Roma una decisione da “prendere con le molle””

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Gestire un servizio broadband internet

di Andrea Monti – WebMarketing Tools n.39/01

L’aumento dell’ampiezza di banda disponibile – a costi ragionevoli – anche per gli utenti finali consente la realizzazione di servizi difficilmente concepibili anche solo pochissimo tempo fa. Ma chi vuole trarre un effettivo vantaggio da un sistema di broadband internet deve confrontarsi con scelte architetturali e tecniche di non banale rilievo. Una di queste riguarda la gestione distribuita dei contenuti, che serve ad ottimizzare le prestazioni della trasmissione selezionando il computer più vicino all’utente e quindi riducendo hop, attese e quant’altro. In pratica il sistema funziona in questo modo (mi perdonino i tecnici per la mostruosa semplificazione): un utente si collega ad un server il quale, prima di restituire i contenuti richiesti, provvede ad identificare la collocazione geografica di chi accede alla risorsa. A questo punto, seleziona il content server più vicino al quale indirizza la query. Continue reading “Gestire un servizio broadband internet”

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