Posta certificata e firma qualificata. Nuove norme, vecchi problemi

di Andrea Monti – PC Professionale n. 166

Il nuovo Codice dell’amministrazione digitale dovrebbe conferire valore legale alla posta elettronica certificata, da non confondersi con la firma digitale.
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Il tribunale di Catania raddoppia le responsabilità del provider

PC Professionale – dicembre 2004

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FBI e Patriot Act: un caso di accesso abusivo ai dati degli utenti Internet?

PC Professionale n. 165 – dicembre 2004

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Valore probatorio: a volte la firma non è necessaria

Interlex n.302
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di Andrea Monti – 18.11.04

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Supporto nei PC branded: come evitare sorprese

di Andrea Monti – PC Professionale n. 164

Mentre la garanzia è regolata da una normativa, l’assistenza cambia in base al produttore e spesso non è estesa a componenti o periferiche di altri marchi
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Dal betamax a Grokster: una sentenza americana “legittima” alcuni software peer-to-peer

PC Professionale – novembre 2004

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di Andrea Monti

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Legge Urbani. Per non dimenticare

Linux&C n.42

Legge Urbani. Per non dimenticare
di Andrea Monti

Come tutte le azioni che provocano reazioni sproporzionate, anche quelle di contrasto alla famigerata e incivile “legge Urbani” si sono smorzate nel giro di qualche mese e si è persa memoria di tutta la spregiudicata propaganda (di destra e di sinistra) fatta dai politici sulla pelle delle persone (che, ancora una volta, sono state trattate da “delinquenti presunti” e delle imprese (che – specie quelle operanti nel settore dei contenuti – ora si trovano di fronte a nuovi balzelli e complicazioni). Nel numero scorso ho affrontato nel dettaglio i contenuti della nuova legge, mentre questo articolo fissa dei punti – del recente passato e del presente – che aiutano a non dimenticare nomi, cognomi e responsabilità politiche nella gestione di questa (in ogni senso) vergognosa vicenda.

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Dal TAR Lazio uno stop alla ECDL e condanna per il ministero dell’Innovazione

PC Professionale n.162 – settembre 2004

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Attività forense e dati personali: regole di un altro mondo

Interlex n. 295 

di Andrea Monti

Il parere del Garante per i dati personali reso il 3/6/04 con protocollo n.22457 conferma una diffusa percezione circa la “inconsistenza” del DLGV 196/03.

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Netfilter vs Sitecom. Linee guida per proteggere gli “scippi” di codice

Linux&C n. 41

La causa promossa dai responsabili del progetto netfilter/iptable contro la Sitecom, accusata di avere utilizzato questo software in violazione della GPL incorporandolo in un router WLAN è sicuramente destinata a rimanere una pietra miliare nella storia del software libero.
Il fatto in sé non è particolarmente nuovo: il mondo è pieno di soggetti che, più o meno in buona fede, “dimenticano” la GPL quando riutilizzano software libero per scopi commerciali. Ma nel caso di netfilter, i responsabili del progetto hanno deciso di non subire in silenzio e, dopo avere diffidato (inutilmente) la Sitecom le hanno fatto causa chiedendo, innanzi tutto, l’emanazione di un provvedimento di urgenza che blocasse la distribuzione del prodotto incriminato.

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Peer2Peer: convertito il decreto Urbani. Sono già in arrivo le modifiche?

PC Professionale n. 160 – luglio/agosto 2004

Peer2Peer: convertito il decreto Urbani. Sono già in arrivo le modifiche?

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“Decreto Urbani” et similia. Tre mesi di papocchi dieci anni di delirio.

Linux & C n. 40

di Andrea Monti

Questo è un documento diffuso da ALCEI (e reperibile online all’indirizzo http://www.alcei.it/documenti/copyright/l04128analisi.htm) che analizza il contenuto della “legge Urbani” (ex “decreto Urbani) completando la documentazione pubblicata sul numero precedente. Rileggendo i due articoli uno dopo l’altro, ne esce fuori un quadro veramente desolante, nel quale il governo si arrende alle pressioni delle lobby e l’opposizione tradisce la fiducia riposta in lei dagli utenti. Fra l’incudine e il martello rimangono, invece, gli utenti la cui posizione sarà, con buona probabilità, ulteriormente aggravata dalla modifica alla neo approvata legge. Difficilmente, infatti, si farà marcia indietro e, anzi, verranno colmati gli spazi di tutela di interessi di settore (software, per esempio) rimasti fuori dal primo “giro di torchio”.

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Decreto Urbani: la rete è sotto controllo con la scusa del peer to peer

PC Professionale n. 159 – giugno 2004

Decreto Urbani: la rete è sotto controllo con la scusa del peer to peer

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Decreto Urbani: sul peer-to-peer ignoranza cieca e (in)giustizia sommaria

Linux & C n.39

di Andrea Monti

Il decreto-legge n.72/2004 (http://www.alcei.it/documenti/copyright/dlp2p0472.htm) voluto dal ministro dei beni culturali Giuliano Urbani è l’ultimo di una lunga serie di provvedimenti normativi destinati a incidere molto negativamente sul futuro dell’internet. Esso, infatti, protegge sfacciatamente una ristretta cerchia di imprese (quelle dell’audiovisivo) già ipertutelate da una legge, quella sul diritto d’autore, incivile e vessatoria. Nel contempo, criminalizzando senza distinzioni utenti e ISP, rende sempre più rischioso usare e offrire servizi internet.
Infine, come se tutto questo non bastasse, stravolge letteralmente i più elementari principi di garanzia nei procedimenti giudiziari.

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Diritto d’autore: norme più severe in Francia e Germania

di Andrea Monti – PC Professionale n. 182

I recenti cambiamenti aumentano i limiti per gli utenti e creano problemi alle imprese.
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La lezione dell’Italian Crackdown

Interlex n.ro 289

di Andrea Monti

Dieci anni fa l’Italian Crackdown, in anticipo sui tempi, rappresentò una vera e propria summa dei problemi giuridici, ma soprattutto politici, sollevati dalla diffusione di sistemi alternativi di comunicazione.
Già allora si manifestarono palesemente nell’ambiente giudiziario tendenze fortemente repressive (ma per fortuna minoritarie) e orientate alla teorizzazione di un’eccessiva responsabilità del sysop, (vedi Problemi terminologici e responsabilità del sysop di Carlo Sarzana di S. Ippolito), alla “pericolosità” della crittografia, alla limitazione della libertà di espressione, all’adozione di tecniche di indagine inutilmente vessatorie come il sequestro di interi computer in luogo di quello dei soli dati  .

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La fuga dei sorgenti MS fra bufale e minacce per l’open source

di Andrea Monti – PC Professionale n. 157

Una porzione del codice sorgente di Windows finisce in rete e in molti si preoccupano delle eventuali vulnerabilità che si potrebbero scoprire.
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La stampa di un pagina web non costituisce una prova

Interlex n.ro 284 – di Andrea Monti

Se non ci sono garanzie di rispondenza all’originale e di riferibilità temporale, la stampa su carta di una pagina web non può avere il valore di una prova. Così, in sintesi, la Corte di cassazione (sezione lavoro, sentenza n. 2912/04 del 2 dicembre 2003) si è pronunciata incidentalmente su su un tema di notevole importanza nel processo civile e penale: il valore probatorio di una pagina web e la sua rilevanza processuale. Sempre più spesso, infatti, stampe di contenuti on line, riproduzioni cartacee e quant’altro costituiscono elementi essenziali dei teoremi accusatori o difensivi delle parti e non è sempre chiaro se e in quali termini sia possibile riconoscere un qualche valore alla riproduzione fisica di un file.

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Nomi a dominio e autorità di registrazione. L’Italia contro il resto del mondo

di Andrea Monti – PC Professionale n. 156

Per i domini .it è cambiato il modello di gestione: in ambito internazionale esistono una Naming Authority e una Registration Authority, in Italia c’è un solo organismo.
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Il software libero a rischio di illegalità?

Linux&Co n.ro 37 – di Andrea Monti

La crociata contro la duplicazione abusiva scatenata dalle major dell’IT e dell’audiovisivo contro chi sviluppa applicazioni e servizi “fuori dal coro” – dai DVD player per Linux alla diffusione di informazioni sulle vulnerabilità dei sistemi – acquisisce nuovi adepti fra i produttori di hardware. Nello stesso tempo, nuove strategie di sviluppo del software “ispirate” dalle pubbliche autorità per esigenze di sicurezza e prevenzione dei reati, spingono alla creazione di software che limitano le possibilità di utilizzo da parte degli utenti.

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Antitrust: la regionalizzazione dei Dvd non viola le leggi sulla concorrenza.

di Andrea Monti – PC Professionale n. 155

Questo il parere dell’Antitrust, anche se gli attuali sistemi di protezione impediscono il formarsi di un mercato aperto e competitivo, ecludendo gli utenti da certi contenuti.
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Il nuovo corso di Red Hat è veramente open source?

Linux&Co n. 36 di Andrea Monti

RedHat ha da poco annunciato una nuova strategia commerciale che – in sintesi – consiste nel tenere per sè lo sviluppo delle piattaforme dedicate al mondo business (RedHat Enterprise Linux – RHEL), lasciando alla comunità la gestione di un sistema operativo open source e “general purpose” chiamato “Progetto Fedora”[1].

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Dati del traffico: chi-conserva-cosa?

Interlex m.276 – di Andrea Monti

Il decreto-legge 354/03 contiene significative modifiche al DLgs 196/03 “Codice in materia di trattamento di dati personali”, del quale viene integralmente riscritto l’art. 132 (conservazione dei dati di traffico per altre finalità).

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Internet e minori: passano filtri e controlli

PC Professionale n. 154

Internet e minori: passano filtri e controlli
di Andrea Monti

Il 19 novembre 2003 è stato approvato il codice di autoregolamentazione Internet@minori, , predisposto da alcuni gruppi di lavoro della Commissione RadioTV presso il ministero delle Comunicazioni e firmato, oltre che dai ministri Gasparri e Stanca, dai più rilevanti Internet provider e associazioni di categoria. L’obiettivo dell’iniziativa è offrire una maggiore tutela al minore che accede ai servizi on line.

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Il nuovo codice dei dati personali. Quali saranno gli impatti sul mondo IT.

di Andrea Monti – PC Professionale n. 153

I sistemi informativi e i programmi dovranno ridurre al minimo l’utilizzo di dati personali. Obbligatorie le procedure di autenticazione delle risorse che accedono alle informazioni
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La Pubblica Amministrazione italiana diventa licenziataria di Microsoft

di Andrea Monti – PC Professionale n. 152

Fa discutere l’accordo concluso tra Microsoft Italia e la Pubblica Amministrazione italiana per dare accesso ai sorgenti dei prodotti Microsoft.
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Brevettabilità del software. Le modifiche alla proposta di direttiva non cambiano in termini del problema

Linux&Co n. 35 – di Andrea Monti

L’approvazione del testo emendato[1] della proposta di direttiva sulla brevettabilità del software risalente allo scorso 24 settembre è stata possibile grazie a curiose trasversalità politiche[2] e ha suscitato reazioni abbastanza diverse. C’è chi – come Pietro Folena (appartenente, in Europa, al PSE, lo stesso raggruppamento politico della proponente McCarthy) – parla di “un risultato importante” e chi – Fiorello Cortiana – non si abbandona a facili entusiasmi promettendo di non abbassare la guardia.

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Sco vs IBM: Linux è fuori legge?

Linux&C n. 34 – di Andrea Monti

L’azione legale intentata da SCO Group (o, più correttamente, da Caldera che ha acquistato il glorioso marchio SCO) contro IBM lascia veramente molto perplessi. E sembra tanto un mezzo per risolvere tramite la via giudiziaria le difficoltà commerciali nelle quali versano, in generale, gli UNIX proprietari.

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Decreto legislativo 196/03: il senso delle parole

Interlex n. 270 – di Andrea Monti

La struttura definitoria del DLgv 196/03, chiaramente ispirata a una tecnica normativa di stampo anglosassone o comunque nordeuropeo, è particolarmente dettagliata nell’indicare i significati da attribuire, nel particolare contesto normativo, a termini di estrazione “altra”. Scelta e intento sono, di per sé, certamente condivisibili dato che, così facendo, viene ridotto al minimo il “rumore interpretativo” che tanto affligge le nostre leggi; così semplificando la vita allo studioso e al pratico del diritto. Ma questa condivisibile aspirazione non trova coerente riscontro nell’attualizzazione pratica del testo normativo.

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Decreto legislativo 196/03: l’internet non è una rete

Interlex n. 269 – di Andrea Monti

L’applicazione del DLgv  196/03, già resa complessa dalla mole del testo normativo, potrebbe incontrare ulteriori problemi concreti per via dello scarso rigore definitorio adottato dal legislatore.
Un esempio è l’art. 4 c.2 lett. c) che definisce “reti di comunicazione elettronica” i sistemi di trasmissione, le apparecchiature di commutazione o di instradamento e altre risorse che consentono di trasmettere segnali via cavo, via radio, a mezzo di fibre ottiche o con altri mezzi elettromagnetici, incluse le reti satellitari, le reti terrestri mobili e fisse a commutazione di circuito e a commutazione di pacchetto, compresa Internet, le reti utilizzate per la diffusione circolare dei programmi sonori e televisivi, i sistemi per il trasporto della corrente elettrica, nella misura in cui sono utilizzati per trasmettere i segnali, le reti televisive via cavo, indipendentemente dal tipo di informazione trasportato.
La definizione è particolarmente ampia tanto da ricomprendere elementi tecnicamente attestati su livelli diversi e che sembra difficile poter equiparare in termini normativi. Così vengono messi sullo stesso piano gli apparati di trasmissione, le apparecchiature di commutazione o instradamento e le infrastrutture. Queste ultime distinte ancora in “sistemi di trasmissione” e “reti” tout-court. Inoltre, nell’elenco delle reti oggetto di attenzione legislativa viene inclusa – con seria perplessità dell’interprete – anche l’internet (anzi “Internet” con la maiuscola).

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Codici deontologici: se chi ruba i dati può scrivere le regole

Interlex n. 268

di Andrea Monti

l problema dell’invio automatico di informazioni dal computer dell’utente al titolare di un trattamento di dati personali solleva una questione di ordine più generale sull’impianto sanzionatorio del Codice in materia di protezione dei dati personali (DLgv 196/03). Infatti la struttura dell’imputazione dell’illecito è basata sul combinato disposto di tre elementi:
– una serie di articoli (artt. 17, 18, 19, 20, 21, 22, commi 8 e 11, 23, 25, 26, 27, 45, 123, 126, 129, 130) che dettano prescrizioni di varia natura;
– un’affermazione generale di responsabilità sancita nell’art. 167 (trattamento illecito di dati personali) che richiama le norme suindicate;
– la definizione di una rilevante parte della fattispecie affidata ai codici di deontologia predisposti da alcune categorie di titolari.

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Mms, internet e diritti sportivi. Un nuovo fronte per la libertà di espressione

di Andrea Monti – PC Professionale n. 151

Il caso di TIM e ANSA sull’invio dei videogoal in Mms porta in conflitto il diritto di cronaca e di sfruttamento economico on-line dell’immagine, con tre decisioni diverse.
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Il sistematico disprezzo dei diritti degli utenti 

Interlex n.ro 265

Quando decisi di inviare questa lettera all’Antitrust non mi aspettavo certo che sortisse qualche effetto. Ma fui sinceramente sorpreso dalla scarsa attenzione per il problema. Ritenuto, nella migliore delle ipotesi, una tecnicalità radical-chic e, nella peggiore, un “concorso esterno” con la “pericolosissima gang” dei duplicatori abusivi.

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“SNAKE-OIL SECURITY CLAIMS” THE SYSTEMATIC MISREPRESENTATION OF PRODUCT SECURITY IN THE E-COMMERCE ARENA

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EUCD. La fiera delle occasioni perdute

Linux & C n. 32 – di Andrea Monti

Da qualche tempo circolano in rete iniziative e petizioni per “fermare” la famigerata EUCD (European Union Copyright Directive). Ennesimo anello della catena normativa destinata a “legare” il diritto d’autore a un’interpretazione unilaterale, miope e lesiva dei diritti fondamentali della persona. Si tratta di iniziative che, per quanto ben animate e meritorie, sono purtroppo tardive e tecnicamente (dal punto di vista giuridico) poco efficaci.

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Genetica, cellule staminali da ibridi uomo-coniglio

Genetica, cellule staminali da ibridi uomo-coniglio
da Repubblica.it

PECHINO – Si riaccende il dibattito sulle cellule staminali. All’annuncio fatto due giorni fa nel Regno Unito che un gruppo di scienziati è riuscito per la prima volta a coltivare in laboratorio una colonia di cellule estratte da embrioni umani, si aggiunge una notizia proveniente dalla Cina destinata a sconvolgere il mondo della genetica. Una équipe di ricercatori hanno creato un ibrido uomo-coniglio per ricavarne cellule staminali.
I ricercatori cinesi hanno sviluppato embrioni che contengono un misto di Dna sia dell’uomo che del coniglio, secondo uno studio pubblicato su Cell Research, rivista specializzata cinese poco conosciuta in Occidente, commentato sulla rivista scientifica Nature e ripreso dal Washington Post
Le cellule staminali possono trasformarsi in qualsiasi tipo di tessuto. Prelevate dagli embrioni umani nelle prime fasi di vita, hanno il potenziale di diventare qualsiasi parte del corpo, a differenza delle cellule staminali prelevate da persone adulte. Per questo, sono così preziose: se vengono stimolate dai giusti composti chimici, in teoria possono essere trasformate in neuroni del cervello, muscoli del cuore, tessuto osseo oppure cellule del pancreas produttrici di insulina. Molti scienziati, quindi, sono convinti che la ricerca in questo settore è destinata a cambiare radicalmente la medicina, aprendo la strada al trattamento di malattie oggi incurabili come il morbo di Parkinson, la sclerosi multipla e tante altre.
La nuova ricerca cinese è stata guidata da Huizhen Sheng della Facoltà di Medicina dell’Università di Shanghai. Sono stati realizzati oltre 100 embrioni usando una tecnica che ha fuso cellule epiteliali umane con ovuli di coniglio. Gli embrioni sono stati lasciati crescere in provetta per diversi giorni – fino al cosiddetto stadio di blastocisti (embrione precoce) – prima che i ricercatori li distruggessero per ricavarne cellule staminali.
Il successo sarebbe il primo nel suo genere e lascerebbe presagire che la scelta di usare i conigli potrebbe essere solo una tra le tante possibili. Infatti negli Usa scienziati del Massachusetts avevano tentato in passato di creare embrioni ibridi di uomo e mucca come fonte di cellule staminali, ma non erano riusciti appieno nell’intento.
Negli Usa alcuni ricercatori hanno espresso frustrazione perché nella pubblicazione non sono stati dati sufficienti dettagli sulla tecnica usata. Si sa però che l’equipe cinese ha usato cellule del prepuzio di due bambini di cinque anni e di due uomini e della faccia di una donna di 60 anni e le hanno fuse con ovuli di coniglio della Nuova Zelanda da cui era stato estratto il Dna del nucleo. Delle nuove entità create in laboratorio, circa 400, un centinaio sono sopravvissute fino alla blastocisti.
Completamente diverso ma anch’esso destinato a suscitare polemiche è il caso britannico. Se da una parte il mondo scientifico ha accolto con entusiasmo la notizia (pubblicata dalla rivista Reproductive Biology) della coltivazione di embrioni umani, dall’altra i gruppi che si battono per il diritto alla vita hanno subito condannato il lavoro degli scienziati sottolineando che la ricerca è moralmente inaccettabile.
Una squadra di ricercatori guidata dal dottor Stephen Minger del King’s College di Londra ha prodotto tre popolazioni di cellule staminali da un totale di 58 embrioni umani. Di queste, due non sono riuscite a sopravvivere mentre la terza cresce ormai da molti mesi e attualmente è composta da centinaia di migliaia di cellule.
Le cellule sono state prelevate da embrioni umani di appena cinque giorni di vita scartati da trattamenti di fertilizzazione in vitro nelle cliniche londinesi di Guy e St. Thomas (con il permesso delle dirette interessate). “Siamo molto eccitati – ha commentato il dottor Minger – Il possibile utilizzo terapeutico di queste cellule è quasi infinito e potrebbe aiutare nella lotta contro malattie come il morbo di Parkinson e il diabete”.
L’equipe del King’s College ha ricevuto per prima nel Regno Unito la licenza dall’Autorità per la fecondazione e l’embriologia per coltivare cellule staminali prelevate da embrioni umani. La licenza è stata assegnato nel marzo dell’anno scorso, solo qualche giorno dopo il disco verde della Camera dei Lord britannica a questo tipo di ricerca nel Paese.

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CTOSE: dalla Commissione Europea arriva uno standard per le indagini online

di Andrea Monti – PC Professionale n. 148

Allo studio una metodologia per la raccolta, conservazione e analisi delle “digital evidence”. Un difficile equilibrio tra tutela della riservatezza e indagini della polizia.
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Armani.it. Un dominio su misura.

Interlex n.ro 261

di Andrea Monti

Con la sentenza 0634-2003, il tribunale di Bergamo, I sez. civile , ha ordinato la cancellazione della parola “armani” nel nome a dominio registrato dal convenuto, inibendo allo stesso “l’uso della parola “armani” come nome a dominio, ove non accompagnata da elementi idonei a differenziarla dal marchio “Armani””.
La ratio della decisione sta nel fatto che il nome a dominio “armani.it”, registrato a fini commerciali da un incisore di nome Luca Armani (che tramite il dominio pubblicizzava i propri servizi e prodotti), lede i diritti del sarto Giorgio Armani. Essendo quest’ultimo titolare di un marchio celebre e meritevole quindi della “tutela allargata” a categorie merceologiche diverse da quelle per le quali il marchio è stato registrato.
In sostanza, il giudice ha fatto questo ragionamento: imprenditore celebre il sarto, imprenditore sconosciuto l’incisore, l’incisore “sfrutta” l’omonimia e ci guadagna “a prescindere”, come diceva Totò. Nessuno scandalo, dunque, che il giudice abbia ritenuto degna di tutela la posizione giuridica dell’Armani-sarto.
Desta invece qualche perplessità il modo in cui il giudice ha garantito la tutela al segno notorio, stabilendo la cancellazione della parola “armani” dal dominio in questione. Notoriamente un controsenso tecnico, visto che un dominio di secondo livello deve necessariamente contenere dei caratteri alfanumerici. Non è possibile “tenere in piedi” un dominio con il solo cTLD (.it, nel caso di specie). Per di più, dopo avere disposto la cancellazione della parola Armani dal nome a dominio, il giudice ne vieta l’utilizzo in assenza di altri elementi che lo distinguano dal marchio per il quale si invocava tutela. Il che è frutto di una palese contraddizione, perché se la parola Armani è stata cancellata dal nome a dominio, non può, evidentemente, essere usata con le modalità appena descritte.
E’ inoltre opportuno soffermarsi su un passaggio della motivazione che si occupa del valore giuridico delle regole di naming. Il cui vigore viene limitato, ancora una volta, al mero funzionamento interno del sistema di gestione dei nomi a dominio, senza che a queste possa attribuirsi una qualche cogenza giuridica esterna al proprio contesto operativo. “Le regole di naming dettate dalla Naming Authority – scrive il giudice – e cioè quelle che stabiliscono la procedura per l’assegnazione dei nomi a domino, costituiscono mere regole contrattuali di funzionamento del sistema di comunicazione delle rete Internet, di carattere amministrativo interno, che non possono essere utilizzate dal giudice atteso che l’autorità giudiziaria è chiamata ad applicare la legge e non una normativa amministrativa interna”.
Dunque, per il giudice bergamasco le regole di naming sono un contratto e non, come si è spesso sostenuto, un atto unilaterale dell’assegnatario che “spontaneamente” chiederebbe di ottenere l’assegnazione di un certo indirizzo. E come è noto, la (riaffermata) natura contrattuale delle regole di naming pone dei seri problemi di tenuta dell’attuale sistema delle registrazioni.

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Prime impressioni sul rapporto della “Commissione Meo”

Interlex n.ro 258

La pubblicazione dei risultati del lavoro della Commissione Meo è un evento sicuramente centrale nello sviluppo di una cultura istituzionale dell’open source. Finalmente, a quasi quattro anni dal primo invito rivolto alle Istituzioni ad affrontare il tema (vedi E’ compito delle istituzioni pubbliche liberarci dalla schiavitù elettronica, presentato al Forum per la società dell’informazione voluto dalla Presidenza del Consiglio nel “lontano” 1999) un documento ufficiale traccia una linea guida e propone strategie a un interlocutore al quale, ora più che mai, si adatta l’antica sfida: hic Rhodus, hic saltus.

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Diritto d’autore e copia privata. La nuova norma esclude il software e penalizza gli utenti

di Andrea Monti – PC Professionale n. 147

Duplicare software, per uso personale, diviene un reato sanzionabile penalmente. Nel mirino del decreto i software di masterizzazione che eludono le protezioni anticopia
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La catena delle responsabilità nella diffusione dei dialer

Interlex n.255

di Andrea Monti

Gli archi di numerazione a tariffazione differenziata (899, 709 ecc.) sono uno strumento potenzialmente utile per risolvere l’annoso problema del “come” pagare in sicurezza le transazioni online. Grazie all’addebito in bolletta, infatti, potrebbero essere evitati molti dei problemi reali (identificazione del cliente) e presunti (frodi e altre “apocalissi informatiche”) che affliggono chi vuole fare business tramite la rete.
La realtà, per lo meno quella che finisce in cronaca, racconta tuttavia una storia diversa, fatta – se non di truffe – di comportamenti “disinvolti” in qualche caso al limite del penalmente rilevante.
Assistiamo così, periodicamente, a servizi giornalistici o televisivi che, reinventando la ruota, denunciano questo o quel caso “a effetto” senza però fornire concreti elementi di valutazione delle responsabilità anche giuridiche dei soggetti coinvolti.

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Il calvario della legge sul diritto d’autore

di Andrea Monti – PC Professionale n. 146

Un decreto legislativo estende ai supporti per la memorizzazione dati il principio dei compensi per i danni causati da copie private. Aumentano i prezzi di Cd-R, Dvd, Dvhs.
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Una causa fra Sco e IBM riporta Unix in tribunale e mette sotto accusa l’open source

di Andrea Monti – PC Professionale n. 145

Secondo Sco, Linux deve i suoi risultati alla cannibalizzazione di Unix incoraggiata da IBM che negli anni avrebbe investito a vantaggio delle proprie applicazioni su Linux
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Fiduciary License Agreement. Una gabbia per imprigionare il free software?

Linux&Co n.ro 31

di Andrea Monti

Lo scorso 4 febbraio la Free Software Foundation Europe ha rilasciato il Fiduciary License Agreement (FLA)http://www.fsfeurope.org/projects/fla/FLA-1.0.en.pdf, un contratto grazie al quale viene trasferita all’associazione una consistente parte dei diritti d’autore originariamente proprietà di chi ha sviluppato il software con licenza GPL. Lo scopo dell’iniziativa (in teoria) è garantire una più efficace protezione innanzi tutto del software libero e poi dei diritti dei singoli programmatori. Che, secondo la FSF Europe, ben difficilmente potrebbero far valere da soli le proprie ragioni in caso di abusi compiuti da terzi che riutilizzano illecitamente un software GPL[1].

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Non si proteggono i minori creando nuovi mostri

Interlex n. 248

La notizia del ragazzo suicidatosi all’arrivo dei Carabinieri che – nell’ambito dell’ennesima indagine anti “pedofilia online” – dovevano eseguire un decreto di perquisizione e sequestro è rapidamente scomparsa dalle cronache. E non sembra avere stimolato riflessioni che, visti i fatti e, soprattutto, quelli che in cronaca non finiscono, sarebbero invece doverose. Sarebbe innanzitutto da ricordare che la legge 269 punisce a vario titolo la diffusione (impropriamente definita divulgazione, che in italiano significa altro) di immagini pornografiche prodotte mediante lo sfruttamento sessuale dei minori.

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Bollino Siae e smart card clonate: nuove modifiche vecchi problemi

di Andrea Monti – PC Professionale n. 144

In molti casi è stato eliminato l’obbligo di apposizione del bollino Siae sui Cd contenenti programmi, mentre cambiano le sanzioni per chi duplica smart card per la Pay TV.
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Quanto sono legali portscan e war driving?

ICT-Security n.ro 11 del 07-03-03
di Andrea Monti

La sperimentazione sul campo e la disponiblità di dati attendibili sono elementi essenziali per qualsiasi ricerca scientifica e in particolare per quanto riguarda la sicurezza informatica. Un settore nel quale non si può (o non si dovrebbe) correre il rischio di basare le proprie scelte su dati parziali e privi di valore statistico a prescindere dall’autorevolezza dell loro fonte.

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Qualche ipotesi di lavoro per la commissione open source.

Linux&Co n.ro 29

di Andrea Monti

Dopo più di tre anni dalla presentazione al Forum per la società dell’informazione presso la Presidenza del consiglio del documento “E’ compito delle istituzioni liberarci dalla schiavitù elettronica” (http://www.alcei.it/news/cs990128.html) e all’indomani del discutibile ddl Cortiana, e delle altre sconnesse “uscite” dell’opposizione (http://www.interlex.it/attualit/folena.htm http://punto-informatico.it/p.asp?i=42140) è il momento del Governo di cimentarsi sul tema “open source e PA”.
La risposta alle ripetute istanze della società civile arriva sotto forma dell’istituzione di una commissione “per l’open source” (http://www.interlex.it/pa/commissione.htm) della quale, come è noto, si conosce il nome del solo presidente (peraltro, una scelta di valore: il prof. Angelo Raffaele Meo). Mentre non si conoscono l’identità degli altri componenti e il funzionamento della neoistituita struttura, il che – detto per inciso – non mi sembra nemmeno sbagliatissimo. Visto il tema delicato, open source e PA, è facile immaginare che i componenti di questa commissione saranno bersagliati dalle azioni dei lobbisti più agguerriti. Una volta tanto, dunque, un po’ di anonimato potrebbe non guastare.
Questa legittima esigenza, però, non dovrebbe far venire meno la trasparenza nell’operato degli esperti. Sarebbe veramente un caso di triste umorismo involontario vedere una commissione per l’open source che tiene “chiuse” le informazioni che la riguardano.
Boutade a parte, tuttavia, la considerazione non è banale perché riguarda il modello (che si potrebbe definire, appunto “aperto”) di partecipazione al processo di formazione delle leggi e dell’indirizzo politico che uno Stato dovrebbe o potrebbe darsi. Ovviamente non sto vagheggiando improbabili (e pericolose) forme di democrazia diretta ma, più semplicemente, ipotizzo uno scenario nel quale – su questioni molto tecniche – le Istituzioni possano accedere al notevole patrimonio di conoscenza disponibile (gratis) sul territorio acquisendo informazioni e punti di vista che diversamente non avrebbero avuto o avrebbero dovuto pagare a caro prezzo. E che non si tratti di speculazioni teoriche lo ha dimostrato la pregevole iniziativa dell’AIPA che all’epoca delle normazione sulla firma digitale aprì delle vere e proprie consultazioni pubbliche per raccogliere l’opinione della comunità degli esperti.
Bene, questa commissione per l’open source potrebbe rappresentare un vero e proprio “laboratorio” per approfondire un metodo di lavoro già timidamente applicato in passato. Il primo auspicio, dunque, è che la commissione non lavori con quell’approccio arrogantemente esclusivo che sta caratterizzando altre importanti riforme. Come il recepimento delle direttiva sul commercio elettronico e sul diritto d’autore (sui cui problemi vedi “Provider e responsabilità nella legge comunitaria 2001” – http://www.alcei.it/documenti/cs020619_it.htm).

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Quali leggi per l’open source

di Andrea Monti

Mi sembra una necessità fondamentale che la pubblica amministrazione utilizzi sistemi operativi, applicazioni e formati trasparenti, compatibili, senza aggravi di costi per i cittadini e nel rispetto della loro privacy.

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Firma digitale e sicurezza di carta

Interlex n.ro 245

di Andrea Monti

Due vulnerabilità in qualche mese: quella relativa alla sottoscrizione di file Microsoft Word contenenti campi dinamici e quella sulla “certificazione dei certificati” di cui si parla in questo numero. Questo è il poco invidiabile primato raggiunto dal “sistema firma digitale” italiano che rischia di mettere in discussione certezze giuridiche, investimenti miliardari e soprattutto il processo di innovazione della PA.

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