Benvenuti alla nuova puntata de “I professionisti dell’informazione”.
Un articolo pubblicato da Il Fatto Quotidiano – scritto male e molto discutibile nel merito – parla dell’abuso di ayahuasca, l’ennesimo infuso che arriva dall’America del Sud e usato dagli sciamani durante i loro riti per raggiungere uno stato di coscienza alterato, e oggetto di “viaggi dello spirito” organizzati per turisti che vogliono sperimentare questa ennesima forma di dissociazione chimica dalla realtà… insomma, la solita paccottiglia new age.
A prescindere dal merito dell’articolo, ripeto, il motivo per cui me ne occupo è che il giornalista, ad un certo punto, stigmatizza i “praticoni” che preparano la ayahuasca senza seguire, con “amore” i “riti sacri” dei “veri sciamani”, e scrive:
Assumerla per divertimento è sacrilego come sgranocchiare un’ostia consacrata come uno snack e pericoloso come andare a caccia di coccodrilli con arco e frecce per “divertimento” o ancora spararsi un Prozac comprato su Amazon perché ci si sente un po’ giù.
Peccato che Amazon.it non venda il Prozac e che, dunque, l’affermazione del giornalista sia semplicemente falsa.
Possibly Related Posts:
- Le sanzioni UE ad Apple e Google aprono un altro fronte nella guerra contro Big Tech (e incrinano quello interno)
- La rottura tra Stati e big tech non è mai stata così forte
- Le accuse mosse a Pavel Durov mettono in discussione la permanenza in Europa di Big Tech
- Cosa significa l’arresto di Pavel Durov per social media e produttori di smart device
- Il senso di Apple per la privacy