L’annuncio della prossima immissione in rete di Libra, la criptovaluta di Facebook, ha provocato reazioni violente e dure critiche. Alcune fondate, altre meno
di Andrea Monti – PC Professionale n. 340
Lybra, la criptovaluta di Facebook non è la prima e non sarà certo l’ultima ad essere immessa sul mercato, ma a differenza di Bitcoin, Ethereum e simili, ha scatenato polemiche al calor bianco che non hanno caratterizzato i suoi predecessori.
Lybra è sotto attacco praticamente da tutti i fronti. Pur essendo una criptovaluta “proprietaria” e statunitense è stata sviluppata utilizzando i risultati di DECODE, un progetto opensource finanziato dalla UE, minaccerebbe la privacy degli utenti, destabilizzerebbe l’ordine pubblico economico finanziario e favorirebbe riciclaggio e attività criminali di varia natura.
Ce n’è veramente per tutti, ma se andiamo ad analizzare le specifiche contestazioni (a parte quella più “politica” relativa a DECODE) ci si accorge che le critiche non sono molto diverse da quelle mosse a Bitcoin e ai suoi derivati. E come per Bitcoin & C si tratta di critiche fondamentalmente sbagliate a partire dall’uso della parola “criptovaluta”.
In termini giuridici, infatti, la moneta avente corso legale è solo quella emessa da un’entità sovrana, cioè da uno Stato o, nel nostro caso, da un’ente sovraordinato come l’Unione Europea. Inoltre, la “moneta” in senso proprio ha una serie di caratteristiche – gestione da parte delle banche centrali, inserimento nel Fondo Monetario Internazionale – che le “criptovalute” non hanno. Certo, negli USA ci sono le cosiddette “private currency”, cioè monete battute da soggetti privati, la cui esistenza è legale a condizione che si paghino (in dollari) le tasse. Ma questo non cambia il fatto che le criptovalute non hanno – ed è questo ciò che conta – lo status giuridico di “moneta avente corso legale”.
Ma allora cosa sono le criptovalute? La risposta è tanto semplice quanto sconcertante: sono soltanto degli “oggetti” digitali ai quali siamo tutti d’accordo nell’attribuire un “valore di scambio”, nè più nè meno di ciò che accade con gli scambi di figurine o di oggetti da collezione. Non esiste un “valore intrinseco” di una figurina rara: per un collezionista vale tantissimo, per il resto del mondo, nulla.
Analogamente, se siamo disposti ad accettare Bitcoin, Ethereum o Libra come contropartita per un prodotto o un servizio, il “problema” è soltanto nostro, nel senso che assumiamo in proprio il rischio che qualcun altro rifiuti di accettare in pagamento una criptovaluta che noi invece abbiamo preso per buona.
Anche le preoccupazioni sugli usi illeciti delle criptovalute sono infondati. La storia dimostra che anche senza le criptovalute è stato possibile compiere le frodi più colossali (in cima a tutte, la crisi finanziaria che dura da dodici anni e della quale non si vede la fine). E non mancano i sistemi per riciclare denaro sporco tramite i virtuosi canali che ora si scandalizzano delle criptovalute.
Il problema vero delle criptovalute è, invece, la perdita della sovranità monetaria dello Stato e dunque l’impossibilità di esercitare un potere sulla proprietà dei singoli cittadini. Non molti lo sanno, ma dal 1972 anche la “moneta legale” non ha alcun valore intrinseco perchè non esiste più l’obbligo di mantenere una proporzione fra riserva aurea nazionale e moneta circolante.
Fattualmente, dunque, una criptovaluta – pur diversa per natura giuridica – non ha meno valore di scambio di una moneta tradizionale perchè ambedue basano la loro esistenza sulla disponibilità delle persone a utilizzarle come strumento per eseguire delle transazioni.
E siamo dunque arrivati al perchè Lybra spaventa il mondo istituzionale più delle altre criptovalute: perchè a differenza delle altre, Lybra ha già un parco sterminato di potenziali utilizzatori, che se la troveranno disponibile senza dover usare software dedicati o accedere a marketplace non meglio identificati.
Lybra, dunque, rappresenta un doppio pericolo per l’establishment: destabilizza l’ordine finanziario e accresce il potere di un unico soggetto.
Lybra, a differenza delle altre criptovalute, è in grado di replicare la situazione creata dai Robber Baron dell’America del secolo scorso, che pagavano il lavoro degli operai con le loro monete private, spendibili solo nei loro negozi, guadagnando così due volte.
Ma a differenza del passato, c’è una soluzione semplice ed efficace per evitare che Lybra provochi queste conseguenze.
Evitare di usarla.
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