Una delle barriere che tengono lontani i lettori dagli e-book è il costo elevato dei reader. Anche se in Italia si vendessero apparati a meno di cento Euro non è detto che il pubblico li acquisterebbe. E se non lo fa, se non cresce il numero degli apparati, non potrà evidentemente crescere il mercato dei libri che li contengono. Allo stato, infatti, il parco dei potenziali lettori è limitato a persone che vivono “in mobilità” e che hanno una propensione all’acquisto di quelli che, per ora, sono solo dei gadget tecnologici. Nell’angusto mercato di riferimento questa è una nicchia nella nicchia.
Per spezzare questo circolo vizioso sarebbe utile, innanzi tutto, togliere (o evitare di attribuire) agli e-book quell’aura simil-magica che caratterizza l’elettronica di consumo e che consente agli appassionati del settore di pavoneggiarsi con l’ultimo grido in fatto di tecnologia.
Il reader dovrebbe diventare una presenza innocua, direi quasi tranquillizzante, della vita quotidiana, come un forno o un televisore. Solo quotidianizzando gli e-book sarà possibile farli diffondere. Ma per raggiungere questo obiettivo è necessario che il prezzo dei reader crolli vertiginosamente e in fretta. Ma fino a quale prezzo? Non lo so, ma certo non è pensabile che giovani e famiglie spendano anche solo 200 Euro per un reader di prestazioni minimamente decenti.
Per sciogliere questo nodo potrebbe essere utile guardare all’esperienza del marketing della telefonia mobile. E’ un settore dove confusione e furberie regnano sovrane, ma dal quale emerge un dato interessante: praticamente tutti gli operatori offrono la possibilità di acquistare un telefonino – o di prenderlo in comodato – a fronte della sottoscrizione di particolari piani di abbonamento. Si potrebbe pensare di fare lo stesso per gli e-book, offrendo ad esempio un reader a costo zero ma con l’impegno ad acquistare un certo numero di titoli entro un certo periodo di tempo secondo una formula che sta a metà fra un operatore di telefonia mobile e servizi tipo Euroclub o Club degli editori.
E’ evidente che un progetto del genere potrebbe essere gestito soltanto dai grandi editori, gli unici a potersi permettere accordi del genere. Ma d’altra parte sono proprio i grandi editori che possono godere di notevoli vantaggi dalla crescita del mercato dei libri digitali.
—
Pubblicato anche su Tabulas
Possibly Related Posts:
- Chi ci protegge dal dossieraggio tecnologico?
- Webscraping e Dataset AI: se il fine è di interesse pubblico non c’è violazione di copyright
- Perché Apple ha ritirato la causa contro la società israeliana dietro lo spyware Pegasus?
- Le sanzioni UE ad Apple e Google aprono un altro fronte nella guerra contro Big Tech (e incrinano quello interno)
- La rottura tra Stati e big tech non è mai stata così forte